cronaca

53 secondi di lettura
"Conto solo su me stesso, dello Stato non mi fido tanto, ma spero che possa trovare i colpevoli" così Gianluca Ardini, a 46 giorni dal crollo del Ponte Morandi, mentre esce dall'ospedale San Martino di Genova con le sue gambe. Nel corridoio del reparto di ortopedia, si ferma giusto qualche minuto, impaziente di riabbracciare la sua famiglia e un pizzico di normalità. La speranza è quella di ricevere il giusto risarcimento per tutto quello che ha subito, ma con l'amara consapevolezza dei tempi della giustizia italiana.


"Ai medici ho detto che finalmente me ne vado a casa". E lì aspettarlo ci sono la moglie Giulia e il piccolo Pietro, nato alle 23.59 del 13 settembre. Ma già lunedì tornerà in ospedale per continuare la fisoterapia. E dopo quelle quattro ore appeso al ponte, ha ancora negli occhi quei momenti. "Mi sono accorto di tutto. La strada che veniva giù, il ponte che sprofondava nel vuoto: solo dolore e macerie. Adesso voglio non pensarci più e andaver avanti".