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Ad una parte del pubblico non va invece giù che questa squadra non riesca quasi mai a dare la sensazione di poter dominare l’avversario
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Qualche settimana fa Claudio Ranieri aveva chiesto alla Sampdoria, alla vigilia di un ciclo di partite importanti, di far vedere di che pasta era fatta. Nel senso che, virtualmente acquisita una comoda salvezza con parecchio anticipo, la squadra poteva provare ad ambire a qualcosa di più. Come peraltro chiesto dalla società, che ha fissato l’obiettivo stagionale nell’ottavo posto in classifica.

Le risposte dei giocatori alla sollecitazione del tecnico sono state contrastanti: vittoria con la Fiorentina e sconfitte con Lazio ed Atalanta. Resta il derby. Sia per mantenere alla graduatoria un volto moderatamente ambizioso sia per alimentare la supremazia cittadina. Con l’ampio turn over fatto con la Dea l’allenatore della Sampdoria ha lanciato un segnale preciso: contro il Genoa stavolta non possiamo fallire. Dunque, sarà (anche) merito suo se mercoledì arriverà un risultato positivo, ma sarà (anche) una sua precisa responsabilità in caso di sconfitta.

Silva (era squalificato), Colley (acciaccato), Tonelli, Candreva ma soprattutto Keita e Quagliarella sono stati risparmiati proprio per averli freschi nel derby. Di conseguenza, essendo anche i calciatori più esperti, avranno l’onere e l’onore di trascinare la Samp. Vero è che il suo collega Ballardini ha percorso la stessa strada, persino di più, lasciando in panca quasi tutta la formazione titolare. Ma di fronte aveva un impegno quasi proibitivo.


Il bilancio della gestione Ranieri con il Genoa è peraltro fatto di luci ed ombre: una vittoria, due sconfitte (di cui una in Coppa Italia) ed un pareggio. Pesa, sul suo rapporto con i tifosi, la mancata restituzione del "favore" di Boselli nella scorsa stagione, quando i blucerchiati diedero l'impressione di "regalare" inconsciamente i tre punti salvezza ai cugini, autoinfliggendosi la sconfitta attraverso gli episodi.


Adesso servirebbe una scossa, per tutto: supremazia e classifica in primis, ma pure per rinsaldare un po’ il legame tra Ranikeri e la piazza. A lui non va giù che una parte dei tifosi, col palato fino, rinfaccino alla sua Samp di giocare male, persino quando vince, come con Udinese e Bologna.

Ad una parte del pubblico non va invece giù che questa squadra non riesca quasi mai a dare la sensazione di poter dominare l’avversario e risultare convincente sino in fondo. Resta il fatto che Ranieri alla Sampdoria ha svolto un lavoro eccellente, salvandola l’anno scorso dal penultimo posto in graduatoria e quest’anno con larghissimo, forse “troppo” anticipo. A meno che non si pensi che la Samp rischi ancora qualcosa. Allora però non avrebbe senso ipotizzare traguardi diversi dalla salvezza.


La realtà della gestione Ferrero è questa, ormai, piaccia o non piaccia: si lotta per restare in serie A e per battere il Genoa.