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Toti chiede una zona bianca, a metà dicembre stop a viaggi ma con deroghe
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Chiudere la partita del nuovo Dpcm entro 48 ore. L'obiettivo del premier, Giuseppe Conte, è chiaro ma resta ancora lo scoglio delle Regioni da superare. Perché tra le misure proposte per il nuovo decreto per il contenimento dei contagi da Coronavirus ce ne sono alcune che agli enti locali proprio non vanno giù. L'obiettivo è scendere a 6-7mila casi al giorno in tre o quattro settimane, un numero che consente di fare contact tracing contribuendo a impedire la propagazione incontrollata del virus.

Fino a quando non si arriva a quel livello, difficilmente ci saranno grandi novità sulle restrizioni. A Natale, dunque, bisogna prepararsi al coprifuoco nazionale delle 22, nonché al divieto di spostamento tra regioni, se non in casi particolari, come il ricongiungimento con i genitori soli, 'affetti stabili' e gli studenti fuori sede. Anche sulla Messa natalizia difficilmente ci potranno essere deroghe, così come le forti raccomandazioni sul numero di commensali non dovrebbe cambiare. In poche parole, il 2020 si conferma fino all'ultimo un anno 'indimenticabile'.

''Siamo lontani dal cantare vittoria.
Sarà necessario un Natale diverso, altrimenti crescerà di nuovo la curva''. Pierpaolo Sileri frena gli entusiasmi sull'attuale calo dei contagi da Covid. Il viceministro della Salute avverte che ''gli spostamenti tra regioni dovranno essere limitati. È brutto dirlo, ma credo sia necessario. Dobbiamo ridurre le possibilità di contagio. Entro la fine di dicembre è verosimile che la maggior parte delle Regioni siano in fascia gialla e a quel punto sarebbero sufficienti i pranzi di Natale con dei positivi a tavola per rischiare una strage''.

Si discute anche per gli spostamenti verso le seconde case. "Il punto, in questo caso, è con quante persone si va nelle seconde case. Se è lo stesso nucleo familiare a spostarsi, non cambia moltissimo. Resta però la raccomandazione ad avere un numero ristretto di invitati: direi 6, anche se non è un numero magico. E che non siano 6 invitati diversi ad ogni pasto. Anche il coprifuoco, poi, deve restare alle 22. I ristoratori vanno liberati, facciamoli riaprire, ma dopo le festività natalizie. In questo momento dobbiamo continuare a dare ossigeno agli ospedali. Ci sono ancora troppe terapie intensive e troppi reparti pieni. Per ora lascerei tutto così, congelato, e a gennaio inizierei a valutare un allentamento delle misure per loro, ma anche per teatri e cinema'', afferma Sileri.

Il coordinatore del Cts, Agostino Miozzo, definisce   "vergognoso" quanto avvenuto per l'apertura di alcuni centri commerciali con persone accalcate per ottenere uno sconto. "Quando si vedono scene come queste non si può fare a meno di pensare che non ci sia ancora piena consapevolezza del dramma che l'intero Paese sta vivendo. E in questo momento sembra evidente che la scuola sia la vittima sacrificale della nostra società; è molto più semplice chiudere una scuola che ritardare l'apertura di un nuovo centro commerciale, anche perché i ragazzi non votano". Sulle feste di Natale, ricorda, "non c'è nulla di meglio di pranzi in famiglia, tra parenti che non sono conviventi, per provocare un'impennata di contagi. Mi dispiace molto che si sia immaginato di vietare l'apertura dei ristoranti a Natale e nelle giornate di festa. Trovo che sia un provvedimento poco illuminato anche perché in fondo il ristorante è un po' come la scuola, un luogo dove sei costretto a rispettare le regole della prudenza e del comportamento corretto. I ritrovi domestici sono invece propedeutici al rilassamento e alla mancanza del rispetto delle regole di cui parliamo costantemente".

Quanto alla scuola, Sileri non ha dubbi: 'Io sono sempre per tenerla aperta. I dati mostrano che i contagi non avvengono negli istituti. Sarebbe auspicabile riportare in classe anche gli studenti delle superiori, a partire da questa settimana, se la curva dei contagi registrasse un calo deciso. Se invece deve diventare un'apertura simbolica, a metà dicembre e con la curva ancora in calo moderato, allora è bene rimandare a dopo le feste'', ribadisce Sileri. Riguardo il ritorno in zona arancione di piemontesi e lombardi e al fatto che si siano riversati in strada e nei parchi, afferma: ''Capisco la spinta verso un ritorno alla normalità, quando si allentano le misure. È giusto riprendere la quotidianità, ma se non si fa attenzione, se non si seguono le regole di distanziamento e non si utilizzano i dispositivi di prevenzione, la curva si rialza inesorabilmente. Dobbiamo tutti capire che oggi il sistema sanitario ha 60 milioni di dipendenti: conta su ognuno di noi per limitare la circolazione del virus''.

Aggiungere una 'zona bianca' a zona rossa, arancione e gialla, individuando con quella un'area in cui numeri in calo della pandemia consentirebbero un po' più di libertà, magari con bar e ristoranti che possano rimanere aperti anche la sera. La prosposta del vocernatore ligure Giovanni Toti (CLICCA QUI) viene frenata da un: "Fermiamoci per ora ai tre colori che conosciamo, poi dopo Natale ne riparliamo..." del professor Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità e componente del Comitato tecnico scientifico che monitora l'andamento epidemiologico da Covid. Ma il presidente di Regione Liguria il primo dicembre tradurrà l'ipotesi in proposta in occasione della Conferenza delle regioni.

In primavera potrebbe esserci una recrudescenza del virus. "Per evitarla, in teoria, dovremmo avere almeno 8 milioni di persone già vaccinate. La verità è che saranno ancora i nostri comportamenti a fare la differenza. L'arrivo dei vaccini sarà un momento importante, anche se io aspetto la validazione dell'Ema. L'Italia ha un diritto di prelazione sul 13,5% delle dosi acquistate dall'Europa, ma vaccinare un milione e mezzo di persone a gennaio, comunque, non sarà risolutivo. Penso che non servirà l'obbligatorietà del vaccino, se non per alcune categorie più esposte, come quella degli operatori sanitari. Non possiamo nemmeno permettere di far entrare ancora il virus nelle Rsa. La protezione di gregge si raggiunge intorno al 70% di vaccinati, ma di questa percentuale a noi interessano soprattutto gli over 65, che sono 14 milioni'', conclude il vice ministro pentastellato.