cronaca

La situazione dopo la decisione di Mittal di restituire l'azienda ai commissari
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Il caso dell'ex Ilva scuote il mondo politico, economico e sociale della Liguria. Arcelor Mittal ha deciso di tirarsi indietro e restituire le chiavi dell'azienda al governo entro 30 giorni (LEGGI QUI).


Sotto l'occhio del ciclone, e delle polemiche, è finito il Governo targato M5s e Pd. A innescare la pesante presa di posizione di Mittal è stata l’eliminazione dello scudo penale dal decreto Salva-Imprese, misura ad hoc siglata nel contratto che nel 2018 segnò il passaggio dell'azienda dall'Ilva al gruppo indoeuripeo. La misura dello scudo penale era stata reintrodotta dopo l’abolizione totale nel decreto Crescita. E proprio qui il nocciolo della questione: con contratto modificato per ArcelorMittal esistono tutte le condizioni per il recesso e restituire, metaforicamente parlando, le chiavi dell'azienda ai commissari.  

"Siamo davanti a un vero disastro industriale, sociale ed ambientale - spiega l'assessore allo Sviluppo economico di Regione Liguria Andrea Benveduti -. E a pagare il conto salato delle azioni, delle omissioni e dell'incompetenza giallofucsia saranno gli italiani. L'ennesima sconfitta industriale di questo Paese: chi è politicamente responsabile di questo risultato rassegni le dimissioni immediatamente, perchè incapace di gestire questa vicenda. È da irresponsabili costringere al ritiro un investitore da oltre 4 miliardi di euro, volevano abolire la povertà e hanno creato miseria" 

Se il passo indietro sarà compiuto definitivamente il futuro dell'azienda torna a tinte scure a Taranto come a Genova dove i lavoratori dello stabilimento di Cornigliano vedono nuovamente il proprio posto di lavoro a rischio. Mercoledì 6 novembre la Regione incontrerà i sindacati per concordare le forma di mobilitazione a difesa dell'industria italiana. Si annuncia già dunque una durissima contestazione nei confronti del Governo. A Genova si inizia dunque a preparare la mobilitazione per mostrare tutto il proprio dissenso verso la situazione che si è venuta a creare. 

"In questo Paese ci siamo abituati che può succedere di tutto, noi lavoratori non possiamo rischiare per delle scelte scellerate da parte di Governo, partiti o dell'azienda - attacca Armando Palombo della Fiom Cgil - . Che si sveglino e risolvano la situazione. Qui c'è gente che si alza presto e va a lavorare. Ho parlato con i lavoratori, il clima in fabbrica è teso, non c'è paura, c'è rabbia. Non ci fidiamo della politica e chiediamo come sempre garanzie. Anche Mittal ci mette del suo". Di fatto anche il Pd Ligure in una nota spinge affinchè il governo convochi un tavolo con ArcelorMittal per tovare una soluzione: "La situazione è grave, non possiamo accettare che la filiera dell'acciaio venga messa in discussione e con essa più di 10 mila posti di lavoro".

IL SINDACO BUCCI -  Il sindaco di Genova Bucci entra nel merito della situazione dell'ex Ilva: "Sono molto preoccupato per la decisione dei vertici di Arcelor Mittal che hanno comunicato il recesso del contratto con cui un anno fa avevano rilevato l’ex Ilva. C’è in gioco il futuro dell’industria siderurgica italiana: auspicando che il Governo possa rivedere le proprie scelte per mitigare questo rischio sono pronto a lavorare da subito, per quanto nelle mie possibilità, con Regione Liguria e i sindacati dei lavoratori per contrastare in ogni modo qualsiasi scenario negativo che potrebbe riflettersi anche sullo stabilimento di Cornigliano".

I SINDACATI - A puntare il dito contro la decsione del governo c'è anche e soprattutto il mondo sindacale. Bruno Manganaro, segretario regionale Fiom Cgil attacca: "L'atteggiamento del Governo su ArcelorMittal è totalmente irresponsabile. Il lavoro non è considerato centrale nell'agenda politica del Governo che ha giocato su un contratto - e il conseguente accordo sindacale - firmato solo un anno fa, smontandolo subito dopo a scapito dei lavoratori. A questo punto non si può più giocare e deve essere il Governo a risolvere la questione garantendo posti di lavoro e stesso reddito a tutti i lavoratori coinvolti. E' giunto il momento in cui il Governo si assuma le proprie responsabilità e decida una volta per tutte se considera la siderurgia strategica per il Paese".

"C'era il tema dello scudo penale, quello dello spegnimento dell'altoforno due e il concomitante calo del mercato: il Governo ha dato l'alibi all'azienda per fare marcia indietro. E' una scelta scellerata. Qui si sta lavorando solo per il consenso del giorno dopo, ma serve una prospettiva per l'industria, per l'Italia, per il mondo del lavoro". E' il commento del segretario Fim Cisl Liguria Alessandro Vella che aggiunge: "Il Governo deve decidere al di là di possibili soluzioni come la cassa integrazione quale sia la strategicità dell'acciaio nel nostro paese - aggiunge -. Qualcuno sta mandando in rovina l'acciaio. E' pazzesco per un paese come l'Italia che ha un'economia che si regge ancora sull'industria e dove quindi l'acciaio è fondamentale".

IL GOVERNO - Ma su quanto sta accadendo attorno all'ex Ilva arriva anche la presa di posizione del governo con il suo minsitro allo Sviluppo economico Stefano Patuanelli che cerca di tranquilizzare gli anini ma non dispensa di lanciare una frecciata verso i vertici di ArcelorMittal "L'esecutivo non consentirà la chiusura dello stabilimento di Taranto. Garantirà invece la continuità produttiva. Non esiste un diritto di recesso, come strumentalmente scritto da Arcelor Mittal" ha spiegato il ministro dello Sviluppo.


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