cronaca

Per i prelati si tratta della "festa della Madonna e non di 'ndrangheta"
1 minuto e 32 secondi di lettura
"Se emergeranno comportamenti non opportuni o peggio degli abusi della liturgia avvenuti all'insaputa di chi celebrava, si adotteranno gli opportuni provvedimenti canonici perché sia sempre più chiaro il senso spirituale e pastorale di questa celebrazione, in netta contrapposizione a ogni forma di strumentalizzazione". Lo comunica la Diocesi di Ventimiglia-Sanremo, in una nota con cui interviene dopo il caso del presunto 'inchino' davanti a Carmelo Palamara, sabato scorso, durante la processione della Madonna di Polsi a Ventimiglia Alta.

"La festa nasce dalla richiesta di un gruppo di fedeli che desiderano mantenere il legame spirituale con la pietà popolare della propria terra d'origine. Infatti una folta comunità di immigrati calabresi da decenni è presente nella città di confine e in tutta la diocesi. L'organizzazione di questo appuntamento di preghiera nasce dall'attenzione pastorale della Chiesa locale che ha una vocazione particolare all'accoglienza, all'educazione e all'integrazione. Nel corso di quest'anno è stata donata e posizionata nella chiesa da cui è partita la processione l'effige della Madonna di Polsi, con il beneplacito della soprintendenza ai beni culturali e della commissione diocesana d'arte sacra: da allora si celebra questa festa”, prosegue la nota.

“L'anno scorso la diocesi aveva già ribadito che si trattava della festa della Madonna e non della 'ndrangheta e si erano riproposte le medesime disposizioni della diocesi di Locri-Gerace in merito a questa celebrazione. Se da una parte non si può negare un atto devozionale e di pietà popolare, dall'altro la diocesi vigila e segue con attenzione che nessuna norma liturgica o canonica sia violata. Se vi sono stati abusi da parte dei partecipanti o organizzatori, cosa che ferirebbe gravemente la comunità cristiana e la fede, l'indagine dei carabinieri che è stata aperta non potrà che far luce su quanto accaduto", conclude la nota.