Cultura e spettacolo

Collage di immagini del tempo e fotografie realizzate dall'artista, scatti in bianco e nero e materiali d'archivio Bertasi racconta la sua indagine, realizzata direttamente in Vietnam tra il 2016 e 2019
3 minuti e 7 secondi di lettura

GENOVA - Un viaggio attraverso i luoghi e i volti del conflitto americano in Vietnam e una riflessione sulla memoria storica della guerra. "Like Rain Falling From The Sky" è la mostra fotografica di Nicola Bertasi, inaugurata il 16 novembre a primo piano di Palazzo Grillo.

Tramite collage di immagini del tempo, fotografie realizzate dall'artista, scatti in bianco e nero e materiali d'archivio Bertasi racconta la sua indagine, realizzata direttamente in Vietnam tra il 2016 e 2019. "Questo lavoro nasce nel 2016 - racconta a Primocanale -, quando ho iniziato a fare ricerca sulle guerre del passato. Volevo raccontare un conflitto finito da diverso tempo, di cui le tracce però fossero visibili nel territorio e nella memoria delle persone. La scelta del Vietnam è stata abbastanza diretta e immediata perché era giusta parlando di distanza temporale, ma non solo. La guerra in Vietnam, almeno nel mio immaginario, è LA guerra, essendo stata estremamente mediatizzata e persino poi soggetto di film e letteratura".

Il progetto di Bertasi, prodotto e ospitato di recente al Pac di Milano, "cerca di tessere una cartografia visuale della memoria differente, facendo dialogare il passato e il presente di un conflitto che ha marcato nel profondo i territori e i corpi vietnamiti", sottolinea Damarice Amao, curatrice della sezione fotografica del Centre Pompidou e del libro Like Rain Falling from the Sky pubblicato da studiofaganel che, in dialogo con le opere esposte, è consultabile e in vendita per tutta la durata della mostra. "Bertasi fa sua una narrazione fotografica sensibile, poetica e personale come alternativa all’impasse di altri racconti più ufficiali, assumendo quell’indispensabile parte di soggettività nel suo viaggio alla deriva tra i luoghi del conflitto vietnamita”, si legge nell'introduzione di Amao.

Il progetto espositivo è a cura di Giovanni Battista Martini e sarà visitabile – a ingresso libero e gratuito – dal 17 novembre 2023 al 5 gennaio 2024 nelle seguenti giornate: giovedì – venerdì dalle 16 alle 20 e sabato - domenica dalle 14 alle 20.

Tra le sale le testimonianze dei 'sopravvissuti' ma anche di chi la guerra, in realtà, non l'ha mai vista: "Nel 2017 sono partito per il primo viaggio e ho lavorato con un giornalista vietnamita, Jang, che mi ha aiutato moltissimo perché ho girato zone molto lontane dalle grandi città metropoli come Saigon. Grazie a lui ho chiacchierato a lungo con tante persone, ho raccolto molte testimonianze che mi hanno aiutato e che si possono trovare tra le sale della mostra qui a Palazzo Grillo".

"Ho voluto raccontare quello che per loro la guerra ha rappresentato, sia la memoria del conflitto sia quello che ne rimane oggi. I disastri causati e i disastri che rimangono, come la diossina nella terra causata dalle bombe inesplose, il territorio modificato, la natura che non c'è più e non ci sarà per ancora molto tempo proprio a causa del conflitto".

Poi la decisione di incorporare un lavoro che stava avvenendo praticamente in parallelo, la ricerca storica: "A metà del mio percorso ho iniziato ad aggiungere del materiale sulle mie fotografie - continua Bertasi -. Avevo l'esigenza di lavorare con gli archivi, di dare più forza in qualche modo a queste mie foto aggiungendo appunto le tracce della memoria storica".

Tra le sale anche grossi formati, un mix tra colori e bianco e nero, opere in cui sono state incorporate le foto ritrovate negli archivi di Stato americani. A creare contrasto nella testa di chi guarda è il fatto che le foto più recenti, in realtà, sono quelle senza colori. "Non me lo aspettavo ma questa contaminazione ha dato un risultato anche inaspettato nello stesso spettatore, che le guarda perché si crea un vero e proprio corto circuito temporale per cui molto spesso noi associamo il colore al presente e il bianconero al passato, mentre qua è esattamente il contrario".