Cultura e spettacolo

Un dramma giudiziario ma anche una meditazione sulla natura della verità e della finzione
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Come superiamo il risentimento? L'infedeltà? La sensazione che non ci fidiamo dei nostri partner? E dove sta la responsabilità quando un matrimonio fallisce? Sono alcune delle domande che pone 'Anatomia di una caduta' della regista francese Justine Triet che nel maggio scorso ha vinto la Palma d'oro al Festival di Cannes.

Protagonista è Sandra, una scrittrice affermata che vive nelle Alpi con il marito Samuel, anche lui scrittore ma in difficoltà, e il figlio Daniel che un incidente ha reso cieco. Poco dopo aver ospitato una giovane studentessa che l'ha intervistata per la sua tesi di dottorato, Samuel viene trovato morto: apparentemente è caduto dal terzo piano dello chalet, ma non è chiaro se si sia trattato di suicidio o se qualcuno lo abbia spinto. Le indagini della polizia non riescono a fare chiarezza ma nonostante la mancanza di prove i sospetti si concentrano su Sandra, fredda e ambigua, che viene accusata di omicidio e sottoposta ad un processo dove ogni prova è aperta a interpretazioni opposte, ugualmente plausibili, e la credibilità di ogni testimone, e soprattutto della donna, diventa più importante dei fatti. In mezzo sta Daniel che deve scegliere tra condannare il padre morto per essersi suicidato o la madre per averlo ucciso.

In parte spinosa storia familiare, in parte giallo, in parte dramma giudiziario e meditazione sulla natura della verità e della finzione, quello che potrebbe essere un mistery classico diventa strada facendo l'analisi del declino di una relazione e di quanto spesso queste cadute coniugali possano avvenire al rallentatore, nel corso di anni di risentimenti e tradimenti. Poi c'è evidentemente un enigma da risolvere in un processo dove ci vengono nascoste informazioni sufficienti per rendere plausibile che Sandra sia un'assassina o che non lo sia ma non è questo ciò che conta perché quello che interessa di più la regista è il modo in cui le coppie comunicano o non riescono a farlo e a cosa può portare alla fine questo fallimento. Non ci si capisce completamente, non ci si vuole capire completamente.

Così 'Anatomia di una caduta' è più di un semplice mistero: è l'analisi di un matrimonio visto da ogni angolo possibile che si basa sull’assunto che non potremo mai comprendere pienamente nessuno tranne noi stessi. E tra i poli assoluti di “colpevole” e “non colpevole” c'è uno spettro dalle molte sfumature di responsabilità e complicità. Il film naviga in questo pantano morale ed espone l'assurdità di cercare di estrarne un verdetto semplicistico e binario. Sandra è una madre amorevole, una moglie omicida, una creatrice egoista o una distruttrice piena di sensi di colpa? Triet gestisce con sicurezza la sensazione che nessuna delle grandi affermazioni che alimentano la vita di una coppia – ti amo, ti odio, ti perdono, mi dispiace – esiste ad esclusione di qualcuna delle altre e in termini sfumati ma mai ambigui mette al centro il mistero ineffabile e irriducibile delle parole che ci scambiamo, delle relazioni tra due partner e di quelle tra genitori e figli.