Cultura e spettacolo

Uscito in sala il film di Luca Guadagnino con Timothée Chalamet che a Venezia ha vinto il Leone d’argento
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Fine anni ’80 nell’America reaganiana. Maren è una timida adolescente che ha iniziato l’anno scolastico in una nuova scuola. Una compagna la invita ad una festa dove a un certo punto morde il dito di una ragazza e se lo mangia. In effetti è una cannibale e la sua terribile compulsione nei confronti di una dipendenza che non riesce a frenare l’ha tenuta in fuga per anni insieme al padre che però – impotente a modificare la situazione – l’abbandona il giorno del diciottesimo compleanno.

Maren decide allora di andare a cercare la madre che l’ha lasciata da bambina per scoprire chi è veramente e capire i motivi di questa voracità inspiegabile che va oltre ogni limite umano. Lungo la strada scoprirà di non essere l’unica. Al mondo esistono altri come lei che si riconoscono tra loro dall’odore e provano quello stesso bisogno impellente. Come il vecchio, inquietante Sully o Lee, un ribelle di paese che l’aiuta a sopravvivere e le si affeziona sempre più.

Dopo le streghe di ‘Suspiria’, ecco i cannibali di ‘Bones and all’, interpretato da Timothee Chalamet e Taylor Russell, con cui Luca Guadagnino, che per questo film ha vinto il Leone d’argento alla Mostra di Venezia, ci propone la storia di un amore proibito, tanto dolce quanto oscuro e inquietante, e delle cicatrici che talvolta i genitori lasciano sui propri figli. Un viaggio on the road di due giovani disadattati alla ricerca della propria identità uniti da un appetito feroce e devastante che li allontana dal resto del mondo e li porta a fuggire per quanto anelino a trovare un luogo nel quale sentirsi davvero a casa. Ma queste voglie implacabili non sono trattate come qualcosa di cupo o mostruoso quanto, semplicemente, come un destino ineluttabile. E a mano a mano che la vicenda si dipana, il racconto si trasforma in qualcosa di diverso: la liberatoria odissea di due ragazzi che tentano di trovare il proprio posto nel mondo in un contesto irto di pericoli che non riesce a tollerare il loro modo di essere.

La compulsione carnivora in ‘Bones and All’ è diversa dal cannibalismo di Hannibal Lecter nel ‘Silenzio degli innocenti’ che è molto più cinico. Né è semplicemente una metafora per ribellione ed emarginazione. Riguarda anche la povertà, la spietatezza della sopravvivenza e la segreta vergogna di quel tipo speciale di fame che ti accompagna anche quando sopravvivi. Una storia umanistica di persone colpite dal doloroso percorso adolescenziale verso la conoscenza di sé, tra luce e tenebre perché per ogni tendine strappato con i denti c'è una carezza e per ogni morso un timido sorriso. Dopo il passo falso di ‘Suspiria’ Guadagnino ci mostra insomma come ci desideriamo con un film imperfetto ma non privo di fascino che parla del desiderio terribilmente umano di amare ed essere amati, nonostante i nostri difetti. Come dice il titolo, ossa e tutto il resto.