Sanremo, via Volta, 10 agosto 2007. Antonella Multari viene uccisa con 44 coltellate dal suo ex Luca Delfino, al culmine di una lunga serie di persecuzioni. Una tragedia che spinse ad istituire il reato di stalking. Maggio 2022, Vallecrosia, a casa di Rosa Tripodi la mamma di Antonella che racconta a Primocanale la tragedia che ha vissuto e continua a vivere dopo 15 anni dall'omicidio della figlia.
Cosa è cambiato in questi anni? Cosa è cambiato dopo l'istituzione del reato di stalking? Cosa prova tutte le volte che viene a conoscenza delle cosiddette morti annunciate?
Provo dolore, un coltello nella piaga, una ferita che si riapre. E' come se Antonella morisse un'altra volta. Non è cambiato nulla in questi 15 anni se non l'aumento del numero di queste morti. Tante denunce che non servono ancora a nulla.
Quando è iniziato il vostro incubo?
Ad aprile, maggio del 2006 quando lui, stando a quello che avevamo capito, stava cercando di andare via da Genova. Antonella lo aveva conosciuto nel 2005, si erano scambiati il numero di telefono, nulla di più. Improvvisamente è arrivato qui e ha cambiato la nostra vita. Non mi piaceva per niente a primo impatto, lo avevo detto a mio marito ma due giorni dopo mi ero ricreduta. Sembrava volesse bene ad Antonella. La riempiva di attenzioni.
Poi?
Dopo che ha incontrato lui, dopo 15 giorni, Antonella cambia. Eravamo abituate a prendere i caffè insieme ogni mattina. Lei arrivava , o in motorino o in macchina, e insieme facevamo colazione. Insomma, come fanno tutti. Poi, basta. La vedevo pochissimo. Non si fermava più da me. Lui era morboso, la chiudeva in casa, spesso non la faceva andare a lavorare. Io inizialmente non capivo, andavo a trovarla sul posto di lavoro, le chiedevo se andava tutto bene e lei mi rispondeva che era tutto normale. Ma non era così. A volte ero così preoccupata nel non vederla e sentirla che andavo a casa sua, di notte, a vedere se le luci erano accese. Le volte che bussavo alla porta.. lui non mi apriva.
Dopo qualche tempo, Lei e Antonella avete iniziato nuovamente a camminare insieme.
Si. Lei finalmente aveva capito con chi aveva a che fare e siamo riusciti a convincerla ad andare a denunciare. Denunce verbali. Il maresciallo dei carabinieri di Dolceacqua, dopo diversi incontri, mi aveva detto "stia tranquilla signora, noi sappiamo fare il nostro lavoro, lei vada a fare il suo". Mi aveva anche dato una pacca sulla spalla....io volevo che lui scrivesse che mia figlia rischiava di fare la fine di quella ragazza di Genova ma il maresciallo ha ribattuto che Luca Delfino aveva il fiato sul collo. "E' controllato, ha il telefono sotto controllo" mi disse.. ma tutti avete sentito dalla intercettazioni quanto fosse disperata mia figlia, eppure? Nulla. Ho pregato il maresciallo di mettere per iscritto le mie parole...ma nulla.
Avete continuato a denunciare?
Si, perché Antonella era tornata a vivere con noi ma non la lasciava stare: la perseguitava. La seguiva, la minacciava, citofonava, la rincorreva. Noi avevamo un distributore di benzina, in quel periodo mio marito era all'ospedale. Quando finivamo di lavorare , io e Antonella prendevamo la macchina e rientravamo a casa. Un giorno, mia figlia, apre la portiera della sua auto e se lo trova dentro!!! Lei urla . Terrorizzata chiamo mio fratello al telefono e gli dico "Quel ragazzo è ancora qui". Antonella sale sulla mia macchina e ci dirigiamo a casa nostra, a Ventimiglia ma lui, non so come abbia fatto ma è arrivato prima di noi! Era nell'androne del palazzo. Un incubo! Siamo corse in casa e ci siamo chiuse dentro. Lui ha iniziato citofonare, suonare, a dare la colpa a me dicendo che avrei pagato. Era diventato un incubo! Abbiamo chiesto aiuto a tutti ma ci hanno lasciato soli
Poi la tragedia.
Dopo giornate passate nel terrore, per un mesetto, Luca Delfino non si era fatto più vedere. Eravamo tranquilli e Antonella si era trovata una casa a Ventimiglia. Stava bene. Poi, il 10 agosto Luca Delfino le compra una collana da regalarle per il suo compleanno. E' arrivato apposta da Genova per farle gli auguri ma insieme alla collana aveva comprato anche il coltello e i guanti. Mi chiedo, questa era una persona tenuta sotto controllo? Con il fiato sul collo? Mia figlia ha avuto un coltello sul collo
Lei si rimprovera qualcosa?
Si, di non averlo schiacciato quando potevo. Una volta si era lanciato sul cofano della macchina quando stavo partendo, Antonella era con me ma urlò " Stai attenta!". Dovevo schiacciarlo, sarei finita in carcere ma almeno avrei salvato la mia bambina. Parlo sempre al presente di Antonella perché per me, lei, è qui con me... anche se in questa casa non c'è mai stata. Io sento il suo odore.
Non ha mai pensato di contattare altre donne, madri, che hanno passato quello che ha passato lei?
Si, ma non saprei cosa dire, cosa consigliare. Ci lasciano soli. Tra una denuncia e l'altra, siamo lasciati soli. Io voglio continuare a lottare, non possiamo arrenderci. Dobbiamo fare in modo che le leggi diventino più severe capaci anche di prevenire queste tragedie. Ora come ora, ripeto, siamo abbandonati a noi stessi
Ha paura di Luca Delfino?
Si. L'ho sempre detto. Non ho nulla da perdere ma ho comunque paura per me e per gli altri. Questo essere sa fare solo del male. Mi ha detto, mi ha sempre detto "Ce ne è anche per te". Io non ho più nulla da perdere. Lui una persona cattiva.
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