"Sono il papà di un bambino speciale che, fino a poco tempo fa, riempiva le mie giornate con la sua curiosità, le sue risate e il suo modo unico di vedere il mondo. Mio figlio è autistico, e chi conosce l’autismo sa che ogni piccolo progresso è una conquista immensa, costruita con amore, pazienza e fiducia. Ma un giorno, in un istante, tutto è cambiato. Un momento di disattenzione può cambiare per sempre una vita". Così Mohamed, papà del bimbo di sette anni caduto per quattro metri dal balcone della scuola De Amicis di Voltri, dimesso ieri dall'ospedale Gaslini dove è stato ricoverato per un danno cerebrale importante e irreversibile in più aree per più di 50 giorni. Da oggi lo aspetta la riabilitazione, che la famiglia farà con lui a Milano. Un lungo percorso in cui avrà bisogno di essere assistito 24 ore su 24.
Parla il papà di Aziz, il bimbo caduto dal terrazzo a scuola un mese fa: "Un incubo senza fine"
Continuano le indagini, a breve i primi indagati
"Un incidente a scuola, durante le ore in cui avrebbe dovuto essere seguito e protetto, ha stravolto per sempre le nostre vite. Un incidente che non sarebbe dovuto accadere, e che — secondo quanto è emerso — è il risultato di una negligenza da parte del personale scolastico incaricato di assisterlo".
Le indagini della squadra mobile, coordinata dalla sostituta procuratrice Patrizia Petruzziello, continuano. Al momento il fascicolo aperto in Procura per abbandono di minore è ancora contro ignoti, ma si lavora per iscrivere i primi indagati al più presto. Secondo le ricostruzioni, il piccolo sarebbe salito su una rampa di scale priva di parapetto e, da lì, avrebbe avuto accesso al terrazzino: un passaggio non ancora chiarito e che resta al centro delle indagini. In quel momento in aula erano presenti 13 alunni. Nella scuola, che ospita bambini che chiaramente necessitano di sostegno individuale, ciascuno viene affidato quindi a un insegnante dedicato, sarebbe mancato un maestro per malattia.
"Quel giorno mio figlio avrebbe dovuto essere sotto la supervisione degli insegnanti di sostegno, figure fondamentali per garantire la sicurezza e l’inclusione dei bambini con fragilità. Invece, una caduta dal secondo piano, avvenuta in un momento in cui sembra che nessuno lo stesse realmente seguendo, ha avuto conseguenze devastanti: un trauma cranico gravissimo e un ricovero di 50 giorni in rianimazione".
"Un dolore che corrode lentamente"
"Ho trascorso cinquanta lunghissimi giorni in ospedale, accanto a lui. Chi non ha mai vissuto la rianimazione non può immaginare cosa significhi attendere, giorno dopo giorno, un piccolo segnale di vita. Sei immerso tra suoni di macchine e luci artificiali, e temi che ogni allarme sia l’ultimo. È una fatica che non si può descrivere, un dolore che corrode lentamente, ma anche un atto d’amore assoluto: restare, nonostante tutto, accanto a chi lotta per vivere.
In quei giorni ho conosciuto la vera stanchezza — non quella fisica, ma quella dell’anima. Il dolore di un padre che non può fare nulla se non stringere una mano, sperando che un giorno quella mano stringa la sua di nuovo".
"Il danno cerebrale che ha riportato è esteso e 'dicono' irreversibile in molte aree. Oggi mio figlio non è più il bambino che era e che conoscevo, ma è sempre mio figlio, e in lui continuo a vedere la stessa luce che mi ha sempre guidato. Ogni giorno ci confrontiamo con la realtà di un figlio diverso, ma ancora presente, ancora bisognoso di amore, cure e dignità. Proprio oggi siamo entrati in una nuova dimensione, quella della riabilitazione, dove ogni piccolo movimento, ogni minimo progresso, diventa una speranza a cui aggrapparsi".
Per il bimbo e la sua famiglia inizia un lungo percorso pieno di incertezze
"Ci attende un lungo percorso. Non so fino a dove potremo arrivare, ma ogni piccolo segno, ogni movimento, ogni sguardo che torna sarà per noi un miracolo - continua Mohamed -. Oggi vivo sospeso tra dolore e speranza. Mi aggrappo a ciò che resta, a ogni respiro di mio figlio, a ogni istante di presenza. Scrivo queste parole non solo per raccontare la mia storia, ma per ricordare quanto sia importante la responsabilità di chi lavora con i bambini fragili. Un attimo di disattenzione può spezzare una vita, distruggere una famiglia, cambiare tutto. La scuola dovrebbe essere un luogo di crescita, accoglienza e sicurezza. Invece, per noi, è diventata il simbolo di un fallimento istituzionale".
Bimbo caduto da scuola, ecco la relazione del Ministero sull'edificio: gravi inadempienze sulla sorveglianza
Per gli ispettori dell'ufficio scolastico, inviati su indicazione del ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara, "ci sono state inadempienze sulla sorveglianza". È quanto scritto dai tecnici nella relazione consegnata anche alla Procura di Genova. La pm Patrizia Petruzziello, anche in base alla relazione, nei prossimi giorni iscriverà sul registro i primi indagati.
"La nostra storia è una denuncia: “inclusione” non deve essere solo scritto sui documenti"
"La nostra storia non è solo una tragedia familiare" continua. "È una denuncia verso un sistema scolastico che spesso non è preparato né realmente attento ai bisogni dei bambini con disabilità. Troppo spesso la presenza di un insegnante di sostegno viene trattata come un obbligo burocratico, non come una responsabilità vitale. Troppo spesso mancano formazione, attenzione, e consapevolezza del rischio. Scrivo per chiedere giustizia, ma anche consapevolezza. Perché ciò che è successo a mio figlio non accada più. Perché ogni insegnante, dirigente, istituzione ricordi che dietro ogni bambino fragile c’è una famiglia che affida la propria vita alla scuola".
"Io non so se mio figlio tornerà mai quello di prima. Ma so che continuerò a lottare per lui, e per tutti i bambini come lui, affinché la parola “inclusione” non resti solo scritta sui documenti, ma diventi finalmente realtà. Un bambino fragile è stato lasciato solo, e ora paghiamo un prezzo che nessuna famiglia dovrebbe mai pagare".