
"Soracco due settimane prima del delitto mi disse che nel suo studio ci sarebbe stata una botta e la signorina sarebbe stata portata via...".
Paolo Bertuccio, il commercialista collega di Marco Soracco, oggi al processo davanti alla corte di assise per il delitto di Nada Cella ha aggiunto una frase mai riferita sino al 2021 sulle ormai note sue confidenze che il 23 aprile '96, due settimane prima del delitto, gli erano state fatte da Soracco dopo avere bevuto una birra insieme in un bar. Bertuccio di fronte a queste parole aveva detto a Soracco perché se la segretaria voleva andarsene non poteva farlo sulle proprie gambe: “Ma lui non disse nulla e fece una faccia rassegnata, a quel punto gli chiesi cosa doveva farne di quelle affermazione e mi sentii dire “fanne l’uso che vuoi, tanto quando succederà se ne parlerà”.
Quella farse nuova del commercialista
La nuova frase di Bertuccio, "sarà portata via" apre nuovi scenari al processo in corte di assise del cold case del delitto del 6 maggio 1996 nel centro di Chiavari in cui fu uccisa Nada e per il quale a processo ci sono Anna Lucia Cecere, accusata dell'omicidio, e Marco Soracco, imputato per favoreggiamento della donna.
I presunti strani giri di denaro nello studio
La frase di Bertuccio potrebbe non essere letta come una possibile aggressione alla segretaria ma come la possibilità che Nada potesse essere arrestata, fermata, come poteva volere dire Soracco, perchè lui aveva progettato di denunciarla per le possibili accuse che lei avrebbe potuto fare sugli strani giri di denaro nello studio.
Lo zio: "Avevo detto a Nada di andare via subito"
Qui si inserisce la testimonianza oggi in aula di Saverio Pelle, zio di Nada (ha sposato la sorella di Silvana Smaniotto), origini calabresi, tipo molto riservato come Nada, come lui stesso ha riferito più volte davanti ai giudici, che alcuni giorni prima del delitto aveva raccolto la confidenza di Nada che gli aveva parlato di strani giri di buste di denaro nello studio e di avance da parte di Soracco. Per questo Pelle aveva detto alla nipote di lasciare quel lavoro, di fare una raccomandata e andare via senza dire nulla al datore di lavoro. Come se Pelle avesse capito che Nada dopo avere visto quel giro di buste con soldi stava rischiando la vita.
Soracco ha sempre negato affari in nero
Questo, nella ricostruzione degli inquirenti coordinati dal pm Dotto, potrebbe volere dire che Soracco - il quale ha sempre negato del giro di soldi in nero nello studio - vistosi scoperto dalla segretaria avrebbe potuto avere intenzione non certo di ammazzarla, ma di denunciarla e farla arrestare, "sarà portata via", o comunque allontanarla dallo studio.
"Ecco perché Soracco protegge Cecere"
Questo potrebbe volere dire che quella sera il commercialista confidandosi con il collega Bertuccio stava mettendo le mani avanti annunciando che sarebbe successo qualcosa nello studio.
Ma Soracco non immaginava né tanto meno pensava a un omicidio. Delitto che, se commesso dalla sua amica Anna Lucia Cecere, ha sì sorpreso anche lui, che però anche se in modo involontario potrebbe avere beneficiato della morte della sua segretaria che sapeva troppo.
Ecco, nella teoria dell'accusa dell'indagine bis che ha portato a processo i due imputati, perchè Soracco quel tragico sei maggio del 1996 anche se vede nello studio Cecere che ha appena massacrato Nada lo nega, nega tutto, anche di conoscere quella donna. Protegge Cecere per proteggere sé stesso, perché sa che lui, pur indagato per omicidio, non era coinvolto nell'aggressione e alla fine gli inquirenti sarebbero stati costretti a scagionarlo, come è puntualmente accaduto.
Proteggere la sua amica Cecere invece significava allontanare ogni sospetto da lui e dalla mamma (che ha pulito il sangue sulla scena del delitto, imputata e poi stralciata per motivi di età dal processo) e soprattutto allontanare i riflettori da quando accadeva nel suo ufficio.
Bertuccio, "avevo dimenticato quella frase"
Bertuccio oggi in aula ha detto di non avere detto subito la frase "sarà portata via perché gli è tornata in mente anni dopo la sua denuncia alla procura, "non potevo andare a dire agli inquirenti che mi ero ricordato un particolare dopo tanti anni...". Però ha riferito il nuovo particolare nel 2021 quando i poliziotti della mobile sono andati a risentirlo.
Mi sono sentito lo scemo del villaggio
Il commercialista ha riferito in aula e anche poi ai giornalisti che la sua scelta di parlare lo ha messo in difficoltà "perché io sono stato lo scemo del villaggio, l'unico a parlare, i chiavaresi mi hanno fatto andare avanti da solo in modo che mi prendessi tutte le responsabilità, e infatti il resto di Chiavari si è posta in un certo modo nei mie riguardi. Prima ero felicissimo, facevo una vita serena e tranquilla, avevo tanto lavoro, dopo è stato diverso, mi dispiace che quella frase "sarà portata via" non sono riuscita a dirla subito. Se mi sono pentito di avere parlato? Non potevo farne a meno, mi svegliavo la notte, non volevo fare l'eroe, sono stato costretto a farlo".
Bertuccio ha parlato anche delle sue ansie perché dopo la sua testimonianza a suo dire è partita una campagna denigratoria a suo dire architettata dall'entourage di Soracco, ansie che ha avvertito anche la sera in cui ha ricevuto le confidenze da Soracco.
Il giudice Cusatti, "ma era Soracco non Badalamenti..."
Parole che hanno indotto il presidente del collegio dei giudici Cusatti a intervenire: "Ma che paura poteva avere? Era Soracco non Badalamenti, e poi la paura sarebbe stata comprensibile dopo il delitto, non prima quando ancora non era successo nulla". Il commercialista ha assicurato: "Diciamo che io mi sono allarmato perché la famiglia di Soracco è molto altolocata e gode di protezioni".
Come detto importante è stata la deposizione dello zio di Nada, Saverio Pelle, che ha raccontato agli inquirenti di avere parlato delle confidenze della nipote solo un anno e mezzo dopo l'omicidio perché lo aveva già riferito al cognato, il papà di Nada, Bruno Cella, deceduto nel 1999. "Pensavo che bastasse così, ma quando mi sono accorto che queste informazioni non erano servite alle indagini mi sono recato a dirlo personalmente agli inquirenti, per sollecitare delle verifiche. Per un po' - ha ammesso l'uomo facendo trasalire i giudici per la sua eccessiva riservatezza - non dissi nulla nessuno neppure dopo il delitto perché avevo paura e perché avevo garantito a Nada di non parlarne delle sue confidenze".
La mamma di Nada costretta a saltare l'udienza
Oggi in aula era attesa in qualità di teste anche Silvana Smaniotto, l'anziana mamma di Nada, che però nonostante attendesse questo processo da 29 anni non ha potuto esserci per motivi di salute: l'avvocato Franzone ha fatto pervenire un certificato medico che attesta le non buone condizioni fisiche della donna. Silvana spera di essersi in una delle prossime udienze. Potrebbe essere depennata dalla lista dei testi invece Daniela Cella, sorella maggiore della vittima, che vorrebbe assistere al processo ma le viene impedito perché dovrà testimoniare. La decisione se cancellare il suo nome dai testimoni sarà presa a breve dal pm.
IL COMMENTO
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