
GENOVA - Mentre le autorità organizzano gli aiuti e il trasporto dei profughi verso la Liguria, le prime persone stanno arrivando in queste ore in autonomia. Questa notte è arrivata a Genova una famiglia in auto dall'Ucraina.
Sono tre fratelli con la loro madre, Elena, mentre il padre è restato in patria a combattere. Sono ospiti di una zia, Alina, ucraina che risiede in Italia, nel quartiere genovese della Foce.
"Hanno viaggiato per tre giorni e tre notti", racconta la zia Alina. Elena, la madre, è arrivata con i suoi bambini, "sono stanchi e preoccupati. Il figlio maggiore Maxim ha 13 anni, Caterina ha 8 anni, il piccolo è Dennis, in Ucraina frequenta l'asilo".
"La sensazione più forte è quella di essere arrivata qui sana e salva", dice di Elena la zia. Elena che "non riesce a parlare perché continua a piangere". Elena fa la fisioterapista, il marito è prete ortodosso. "Non poteva andar via", dice zia Alina.
Duro il racconto di quel che sta accadendo a casa loro: "Hanno bombardato l'aeroporto, lanciato bombe all'ingresso della città di Lutsk, vicino a Leopoli", dice ancora zia Alina. "Per i bambini abbiamo bisogno di vestiti e di cibo", dice Alina. "Se qualcuno ci aiuta e può portare qualcosa". "Io ho bisogno di un lavoro", dice Alina, "non di elemosina".
Un pullman giunto a Trieste nella sera di domenica ha portato in Liguria altri profughi mentre mercoledì è atteso l'arrivo dei primi 13 ucraini il cui viaggio è stato organizzato dalla Comunità ucraina genovese.
E nella notte - racconta a Primocanale Vitaly Tarasenko, il cappellano della comunità ucraina - è partito da Savona un militare ucraino residente nella città ligure. La partenza per andare a combattere per il suo Paese, ma subito prima ha chiesto al cappellano la benedizione.
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