Cronaca

L'avvertimento dell'esperto che lavorò per la procura sull'alluvione del rivo del Parroco di via Pisa, da due anni declassato a fogna. L'ex calciatore Cassano subito dopo ha acquistato l'area per farne un centro sportivo
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di Michele Varì
un uomo anziano con un libro in mano

"Declassare un rivo in fogna come è stato fatto con il rio del Parroco ad Albaro è sbagliato perché quell'area è già stata soggetta ad esondazioni e in caso di piogge importanti può inondare ancora le vie circostanti".

L'avvertimento arriva dal geologo Alfonso Bellini, l'esperto di alluvioni della procura, durante la presentazione del suo libro "Il Debito Ambientale" avvenuta nella sede del Municipio Valpolcevera alla presenza del presidente del Municipio Polcevera e neo consigliere regionale del Pd Federico Romeo e Gianni Crivello, l'ex assessore alla Protezione Civile della giunta del sindaco Marco Doria.

Rivo declassato e quindi stop al piano di bacino

Bellini conosce bene rio del Parroco perché fu incaricato di approfondire le cause dell'alluvione del 2011: "Un rio declassato a fogna o canale non è più soggetto alle restrizioni del piano di bacino che non avrebbero permesso di costruire, così invece l'area è edificabile, ma è evidente che non basta questo a scongiurare altre esondazioni se nel frattempo non sono state effettuate di messa in sicurezza, cosa che non mi risulta siano state fatte".

I corsi d'acqua tombinati prima o poi presentano il conto

Il geologo nel suo libro ribadisce gli errori dell'uomo che ha tombinato un'infinità di rivi che per questo negli anni a Genova hanno provocato molte alluvioni o allagamenti perché i corsi d'acqua nascosti sotto il cemento prima o poi presentano il conto e si riprendo lo spazio che gli è stato tolto.

Declassato nel 2022, acquistato pochi mesi dopo

Il declassamento e la cementificazione di rio del Parroco richiesto dal comune di Genova e avallato dalla regione Liguria è avvenuto di recente, nel 2022, e fa parte della denuncia di Carlo Polese, portavoce del Comitato di abitanti di Albaro nato per dire no all'abbattimento del boschetto e della vegetazione della valle del rivo per fare posto a un grande centro sportivo con tre campi di padel al coperto. "Ci risulta che pochi mesi dopo il declassamento del rivo Cassano ha acquistato il terreno da alcuni eredi del vecchio proprietario" aggiunge Polese. Il prezzo del boschetto? Ad Albaro si sussurrano cifre irrisorie, attorno ai 95 mila euro, ma sono solo voci.

Le denunce del comitato degli abitanti

"A dimostrazione che tutti sono consapevoli del rischio idraulico che il progetto di Cassano come quello può provocare- spiega Polese - c'è il fatto che con i campi è stata prevista una vasca di laminazione in gradi di raccogliere le acque piovane in caso di forti piogge, un'opera che si aggiunge a una cisterna di captazione di Iren Acque posta più a valle, da via Galli".

Ricorso al Tar che accoglie istanza, ma lavori partiti

Il comitato di abitanti di via Pisa e via Livorno per bloccare il progetto di Cassano si è rivolto al Tar: il tribunale amministrativo della Regione Liguria ha accolto il ricorso ma ha sospeso la decisione, che sarà presa il 29 gennaio, senza però imporre la sospensione dei lavori alla ditta di Fantantonio, che infatti ha subito avviato il cantiere.

Sfida fra abitanti e Cassano

Una sfida, quella fra i benestanti cittadini di Albaro e il ricco calciatore, che nei giorni scorsi si è arricchita di un piccolo giallo: un raid vandalico. Qualcuno ha danneggiato il cartellone dei lavori posto in via Pisa. Cassano si è indignato sui social, rifiutandosi però di interloquire con i giornalisti, ed è subito andato a sporgere denuncia contro ignoti ai carabinieri: "Io vado avanti perché ho tutti i permessi" ha detto l'ex campione di calcio ora appassionato di padel.

Responso a gennaio: in ballo 40 alberi

Non si fermano però neppure gli abitanti del Comitato che per bloccare il taglio degli alberi, in ballo ci sono 40 piante di alto fusto, dopo avere rivolto un appello a Cassano di fermarsi in attesa della sentenza dei giudici hanno dato mandato al loro legale di verificare se si può inoltrare un altro ricorso al Tar per salvare gli alberi: "Se il tribunale ci desse ragione dopo il taglio delle piante sarebbe una beffa e inutile" conclude Polese.

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