GENOVA - Inizia subito con grande tensione il controesame della fase tecnica del processo per la strage di ponte Morandi tesa a stabilire le cause del crollo: l'avvocato Luca Sirotti, difensore di uno degli imputati eccellenti, l'architetto di Autostrade per l'Italia Donferri Mitelli, è sbottato contro il pm Walter Cotugno esortandolo a usare toni meno veementi e a lasciare finire di parlare il proprio consulente, l'ingegnere genovese Andrea Del Grosso.
Lo stesso Del Grosso, ingegnere strutturista per oltre 40 anni docente all'università di Genova, alle domande incalzanti di Cotugno sulle diverse grandezza delle molecole dell'ossigeno e dell'acqua che avrebbero minato la pila 9 del Morandi è sbottato dicendo, "ma cosa vuole me me freghi", come a dire che lui non è un chimico.
Una risposta che ha indotto a intervenire il presidente del collegio Paolo Lepri che ha avvertito il consulente che stava oltraggiando il pm.
Ad accendere gli animi la discussione se il buco creato da un difetto di costruzione della pila 9 che ha provocato il crollo era intercettabile o no.
Per l'accusa, appunto i Pm Cotugno e Airoldi, non sono stati fatti abbastanza controlli, per la difesa degli imputati di Spea e Aspi invece quel difetto non si poteva scoprire perchè troppo all'interno dello strallo.
Nell'udienza l'avvocato Raffaele Caruso, legale del comitato vittime del Morandi, ha depositato 26 fotografie del reperto 132 scattate dal proprio consulente Paolo Rugarli da cui è scaturito il collasso della struttura.
Le immagini, confermerebbero che i cavi della pila 9, erano visibilmente ammalorati e per accorgesene bastava andare a guardarli.
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