Cronaca

Il racconto in diretta di un drammatico e tempestivo intervento di soccorso coordinato da un infermiere fuori servizio sceso al volo da un bus e una giovane ausiliaria sanitaria della Asl3 che ha avuto la prontezza di effettuare subito il massaggio cardiaco
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GENOVA - Una sudamericana ha pregato in silenzio con le mani giunte per tutto il tempo dell'intervento di soccorso, ma a tifare per i soccorritori sono stati tutti, passanti e negozianti, decine di persone rimaste a debita distanza, con il fiato sospeso e gli occhi lucidi.

Oggi poco dopo mezzogiorno sotto i portici di via XX Settembre, nel cuore di Genova, si è consumato un piccolo grande miracolo che si spera possa servire a dichiarare fuori pericolo un uomo, che si è scoperto poi essere un avvocato di cinquant'anni, accasciatosi a terra perché vittima di un infarto.

Il legale quando ha perso i sensi sembrava morto, immobile, e senza respiro, il viso cianotico sotto la sua barba brizzolata. L'uomo però dopo circa un'ora di pratiche di rianimazione con massaggi cardiaci, scariche con il defibrillatore messo a disposizione dagli impiegati di un'assicurazione poco lontana, e anche la respirazione assistita con l'intubazione, è stato poi trasferito sull'ambulanza della Croce Blu di Castelletto.

Quando l'auto si è allontanata con le sirene accese il legale respirava, anche se ovviamente con l'assistenza dalle macchine.

Il momento più emozionante è stato quando lo sterno dell'uomo ha ripreso a muoversi, la conferma che aveva ripreso a respirare.  Grande anche la soddisfazione dei rianimatori, un team, quello che si è creato prima dell'arrivo del 118, improvvisato e coordinato da un infermiere, Roberto Montanaro che ha detto di lavorare sulle navi Tirrenia.  Lui quando ha visto l'uomo accasciato sotto i portici è sceso al volo dal bus e ha subito iniziato a effettuare il massaggio cardiaco. Si è fermato solo all'arrivo del medico e dei rianimatori dell'automedica del 118, sopraggiunti dopo poco tempo.

Intorno, ad agevolare l'intervento dei rianimatori, anche una pattuglia di agenti della polizia locale e dei carabinieri, che hanno tenuto steso il telo blu utilizzato per nascondere il soccorso alla vista dei passanti.

Bello è stato anche notare che nessuno dei tanti passanti in questi drammatici momenti ha usato il cellulare per scattare foto o riprendere, come se l'umanità per una volta avesse preso il sopravvento anche su questo terribile vizio di filmare e postare tutto sui social, il primo che lo ha fatto, dopo quasi venti minuti è stato un elegante uomo di mezza età che da lontano ha filmato per pochi secondi i soccorritori.

E anche io, da cronista, come in tacito accordo con i passanti e la prima giovane che ha prestato soccorso al paziente, rimasta tutto il tempo al mio fianco, ho deciso di scattare due foto solo quando mi è stato garantito che quell'uomo, che allora non sapevamo fosse un avvocato, aveva ripreso a respirare. In caso contrario questo articolo non sarebbe mai stato scritto.
 
Ora invece ci sembra giusto e bello farlo, per celebrare la grande umanità e disponibilità delle prime persone che hanno prestato soccorso e anche la professionalità e le competenza di tutti gli operatori del 118 giunti subito dopo, che si sono dati il cambio nel praticare il massaggio cardiaco, che si sono coordinati nell'uso del defibrillatore e anche nel delicata pratica che ha permesso di intubare quell'uomo. Un paziente che, per quasi un'ora, mentre sul suo corpo apparentemente esanime si davano il cambio senza sosta infermieri e medici, in servizio e no, è diventato il papà, il figlio, il fratello, un familiare di tutti noi.

Alla fine, nella speranza che le condizioni di quel legale, poi trasferito al pronto soccorso dell'ospedale San Martino, rimangano stabili, da tutti solo tanti sinceri complimenti ai nostri angeli, gli eroi, medici e infermieri, quelli di cui ci accorgiamo solo nei momenti più bui, come durante la pandemia, ma che invece sono sempre al nostro fianco anche quando non li vediamo, anche quando sono fuori servizio, come l'infermiere della Tirrenia, come la giovane dipendente della Asl3, silenziosi e sempre pronti a intervenire per poi sparire e tornare nell'ombra. Angeli veri insomma, che non dovremmo mai dimenticare.

 

 Alle 15 è arrivato l'aggiornamenti dalla direzione del San Martino: il paziente, a causa dell'occlusione ad un'arteria sottoposto a un intervento di angioplastica nel reparto di cardiologia diretto dal professor Italo Porta, è stato trasferito intubato nella sala di rianimazione del monoblocco coordinato dal professor Giuseppe Pippo Buscaglia. La prognosi rimane riservata in attesa della valutazione dei danni provocati dall'infarto al cervello e agli altri organi. E io dopo averlo visto morto adesso spero di poterlo un giorno abbracciare. Se si salverà, come tutti speriamo e come tutti crediamo, sarà solo grazie alla grande umanità. 

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