Cronaca

Nelle scorse udienze l'esortazione del giudice Lepri ai legali a prestare più attenzione, oggi in aula testimoni chiamati dai vertici di Aspi e di Spea. Attesa per la fase tecnica sulle cause del crollo
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GENOVA - Al processo per la strage di ponte Morandi che il 14 agosto 2018 ha provocato 43 vittime quella che inizia oggi rischia di essere l'ennesima settimana in cui si fatica a riempire in modo adeguato le ore delle tre udienze prefissate del lunedì, martedì e mercoledì.

Molti dei testi citati dalle difese dei 58 imputati non si riescono a rintracciare o vengono depennati dagli avvocati, come fra l'altro nel contesto di un proficuo dialogo processuale aveva chiesto il collegio dei giudici per accorciare i tempi del processo. Risultato: le udienze trascorrono senza grandi sussulti con lo sguardo già rivolto ad aprile, alla settimana dopo le feste di Pasqua quando inizierà la fase tecnica con scontro fra le parti per accertare cause e responsabilità del crollo.

Oggi in aula dovrebbero esserci, il condizionale è d'obbligo per quanto detto prima, i testi di imputati importanti come i vertici e altri tecnici di Aspi e di Spea all'epoca del crollo di ponte Morandi, Castellucci, Donferri, Bergamo Galatà, Meliani, Mollo e Vezil.

Fra i testi convocati anche il geometra Enrico Valeri, direttore gestione rete autostrade, già ascoltato dalla procura dopo la tragedia per uno scambio di email con il Cesi subito dopo il crollo del ponte.

La notte del 14 agosto infatti Valeri scrisse al Cesi, nota società di consulenza ingegneristica e strutturale, per farsi mandare lo studio sul ponte Morandi del 2016. A Valeri, quella notte, rispose una responsabile dell’ufficio marketing di Cesi che accompagnò il progetto dicendo che la tragedia era stata causata da "probabili fatti collegati al progetto originario".

La cruciale fase tecnica del processo in cui parleranno i consulenti chiamati a spiegare il crollo è fissata invece dall'8 aprile, giorni in cui però sono previste anche delle dichiarazioni spontanee di alcuni imputati.
Sempre a proposito di tempi, i consulenti dovranno consegnare almeno sette giorni prima alle parti una relazione di quanto diranno. Il rischio, in caso di deposito in ritardo delle relazioni, è quello di fare slittare altre udienze.

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