Cronaca

Dopo la denuncia a "Michè" di un ex paziente dell'ospedale psichiatrico di Cogoleto lo psichiatra di Asl3 Peloso conferma, "essere maltrattati purtroppo era normale, poi grazie alla riforma Basaglia quei luoghi sono stati chiusi"
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GENOVA -"Mi legavano al letto con piedi e mani, e la mattina mi svegliavano gettandomi addosso secchiate di acqua fredda, poi mi facevano stare in ginocchio sulla ghiaia...".

Ha suscitato indignazione la denuncia a "Michè" di Massimo Piazzini, pescatore finito in un ospedale psichiatrico solo perché abbandonato dalla mamma.

Ma essere trattati così nei manicomi era normale prima della legge voluta dallo psichiatra Franco Basaglia che nel 1978 ha cancellato quei luoghi di dolore in cui si rischiava di finire anche se non avevi patologia psichiatriche, come ha denunciato Massimo, la cui unica colpa era essere stato abbandonato dalla mamma.  

La conferma delle distorsioni degli ospedali psichiatrici arriva da Paolo Peloso (nella foto), direttore del Servizio di Salute Mentale della Fiumara competente per Sampierdarena e Sestri Ponente, uno psichiatra che nell'ospedale di Cogoleto ha lavorato e autore di due libri sulla rivoluzione di Basaglia di cui quest'anno si celebra il centenario della nascita: "Il fenomeno di persone, magari elementi di disordine nelle società spesso respinti verso gli ospedali psichiatrici, è stato innegabile.  Quegli ospedali finivano per accogliere una marginalità in senso aspecifico che non corrispondeva poi ad una patologia che dovesse essere curata. Quando, per esempio, Basaglia entrò nell'ospedale psichiatrico di Gorizia, siamo nei primi anni '60, il fenomeno che lo colpì di più fu proprio la povertà delle persone, la povertà di relazioni, ma anche la povertà di mezzi materiali delle persone che vi erano accolte".

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