Cronaca

Ufficiale giudiziario e carabinieri mobilitati per l'esecuzione degli sfratti, alla fine rinviati di pochi giorni grazie agli operai di Genova Solidale e al Sunia, che denuncia: "Sono duemila i genovesi a rischio, servono più alloggi popolari"
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GENOVA -La storia di Giuseppe (nella foto a sinistra) è drammatica, 64 anni, di professione ponteggiatore, ha perso il lavoro per il covid e poi scoperto di avere un tumore ai polmoni; quella di Hedi, magrebino, con moglie e due figli piccoli è un dramma simile, perché anche lui ha perso il posto di muratore durante il lockdown. Tutti e due morosi, stamattina hanno ricevuto l'ennesima visita dell'ufficiale giudiziario accompagnato dai carabinieri, il medico e il fabbro. Per entrambi l'intimazione a lasciare la casa in seguito alla sentenza dello sfratto esecutivo, l'ultima spiaggia, prima di essere costretti a uscire dalla loro casa, il primo in via Voltri 19 (nella foto in alto), Hedi in via Ovada, sulla strada che va verso il Turchino, al confine fra Genova e Mele.

Una drammatica mattinata di tensione quella dei due sfratti esecutivi che avrà un'appendice solo grazie all'intervento degli operai di Genova Solidale e dei funzionari del Sunia che hanno ottenuto l'ennesima proroga.

Per la famiglia di Giuseppe, che ha moglie e un figlio trentenne che lavora in nero, una settimana in più, per Hedi, sua moglie e i due loro bambini, invece un mese di proroga. Ma per tutti e due l'inferno è solo rinviato: dovranno trovare una nuova casa, impresa non facile e pieno di dolore per Giuseppe, ancora più complicato per Hedi, perché non è un mistero, sono pochi i proprietari di immobili che affittano agli extracomunitari. Anche in questo caso il sindacato inquilini si mobiliterà, primo passo cercare di verificare se possono trovare un alloggio popolare di Arte: "Sono duemila gli alloggi di edilizia pubblica liberi, anche se potrebbero essere molti di più" dice Bruno Manganaro, segretario del Sunia di Genova, che spiega "purtroppo Arte non ha tutte le risorse per ristrutturare le tante case che necessitano di lavori per essere assegnate".

La cosa più bella è che ad aiutare Giuseppe a trovare una nuova sarà anche il proprietario dell'immobile di via Voltri, che ha capito il dramma del ponteggiatore, ma nello stesso non può più rinunciare ai soldi dell'affitto.

 

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