Cronaca

Il responsabile della Sorveglianza Spea di Genova oggi in aula: "Passavo sul viadotto quasi ogni giorno con la mia famiglia, se avessi avuto un dubbio di pericolo lo avrei subito fatto chiudere dalla polizia stradale"
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GENOVA - Nel 2010 attestò che il ponte Morandi non presentava problemi strutturali, report che poi l'amministrazione delegato Castellucci di Aspi di allora utilizzò per dire ad Autostrade che per curare gli stralli bastava una mano di vernice, un semplice ripristino conservativo, neanche quello però mai effettuato.


Anche per questo Carlo Casini, ingegnere genovese responsabile tra il 2009 e il 2015 dell’Ufficio sorveglianza del tronco ligure di Spea, dopo la tragedia del 2018 costata la vita a 43 persone, è finito sul banco degli imputati.

Oggi Casini in aula ha rilasciato lunghe spontanee dichiarazioni, senza però mai fare cenno al fatto che pure appare a suo favore, ossia che 2013 a causa delle critiche e i suoi pungoli ad Aspi era stato trasferito in Valle d'Aosta per togliere il Morandi dalle sue competenze.

"Se avessi saputo di possibili rischi avrei preso le conseguenze - ha ribadito Casini - ma con quanto sapevo io cosa dovevo fare? Andare da sindaco e prefetto e dirgli che casca il ponte?".

"Dopo la tragedia ho scelto il silenzio per rispetto delle famiglie delle vittime - ha esordito in aula Casini - oggi intervengo non solo come imputato ma perché sono convinto che la verità debba abbracciare tutti noi: il mio operato è sempre stato in piena coscienza delle mie possibilità e conoscenze".

Casini ha sottolineando che "le ispezioni venivano eseguite correttamente e con le tempistiche previste dalle norme e anche usare i binocoli non era una castroneria perché avevano una loro utilità. Le ispezioni andavano bene. Le ho sempre viste fare nella stessa maniera ovunque. Che a Genova ci fosse una 'repubblica a parte' mi sembra una cosa poco pertinente". Casini era stato anche licenziato ma nel 2022 il giudice lo ha reintegrato.


Il suo avvocato Francesco Del Deo a fine udienza ha detto a Primocanale: "Casini come altri imputati ha spiegato quale era l'attività di sorveglianza, lui, genovese, che viveva sul Morandi, ci passava con la famiglia, lavorandoci ogni giorno, se mai avesse avuto un dubbio di pericolo lo avrebbe fatto subito chiudere al traffico e sicuramente non ci passava con la sua famiglia. Finalmente dopo anni queste persone possono parlare e finalmente dopo anni stanno spiegando quale era la loro attività. Casini faceva ispezioni visive sull'opera sia a distanza ravvicinata che alla distanza prevista dalle normative, l'ingegner Casini ha battuto a martello tutto il viadotto Morandi, l'ha controllato a distanza di braccio per vedere se vi erano cavità e risonanze per fare le mappature. La sua relazione usata da Castellucci? Non sappiamo che uso ne ha fatto Castellucci, ma il senso della relazione mi sembra chiaro, era un riassunto delle attività sul Morandi". Del Deo glissa invece sul perché Casini fosse stato trasferito in Valle D'Aosta: "Per il clima...".

Prima di Casini in aula hanno parlato due testi di Spea Laura De Luca e Daniela Gobbo e come testimoni dell'imputato Bernardini.

La prossima settimana sarà la volta di alcuni dei testi più attesi, tutti chiamati dall'ex amministratore delegato di Aspi Castellucc: due ex ministri, Paolo Costa e Stefano Patuanelli e l'ex presidente di Atlantia Fabio Cerchiai.

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