Cronaca

Dopo i fatti, avvenuti il 22 novembre, tra le giornate di venerdì e sabato sono partiti 17 detenuti, tutti diretti ad altri istituti penitenziari
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GENOVA - Diciassette detenuti sono stati trasferiti dal carcere di Valle Armea dopo che Alberto Scagni, condannato a 24 anni e 6 mesi per aver ucciso la sorella e detenuto proprio nel carcere imperiese, è stato sequestrato e massacrato da due compagni di cella.

Dopo i fatti, avvenuti il 22 novembre, tra le giornate di venerdì e sabato sono partiti 17 detenuti, tutti diretti ad altri istituti penitenziari. A darne notizia è Fabio Pagani, segretario regionale Uil Pa Polizia Penitenziaria, che denuncia una situazione comunque grave, sempre legata al sovraffollamento.

"Occorre precisare che il sovraffollamento non frena e, anzi, si mantiene in costante aumento alla media di più 300 detenuti al mese la crescita della popolazione detenuta nelle carceri del paese e con 60.116 presenze al 30 novembre scorso si raggiunge un indice di sovrappopolamento del +117%", spiega Pagani.

"Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, piuttosto che discettare in tema di riconversione a scopi detentivi di vecchie caserme delle forze armate, unitamente a tutto l'esecutivo dovrebbe assumere misure tangibili - continua Pagani -, certe e in grado di affrontare con urgenza l'emergenza in atto, ma che si ostina a non voler riconoscere".

Intanto Alberto Scagni, sequestrato e massacrato con violenza da due detenuti (anche loro nella sezione dei detenuti 'protetti'), continua ad essere ricoverato all'ospedale Borea di Sanremo a causa di una lesione alla laringe. L'altro detenuto, anche lui sequestrato ma non aggredito, Salvatore Aldobrandi, era in cella in quanto sotto processo con l'accusa di aver ucciso una giovane donna nel 1995 in Svezia.