Cronaca

Processato e condannato a un anno e dieci mesi di pena agente d'affari ritenuto responsabile di avere svuotato il conto della donna, caduta in depressione dopo la morte in rapida sequenza dei genitori
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 Ogni dodici mesi alleggeriva il conto della sua assistita di 500 mila euro tanto che in pochi anni dalla disponibilità della donna sono spariti ben 5 milioni di euro.

Per questo dopo la denuncia della donna, una cinquantenne caduta in depressione dopo la morte in rapida successione del papà e della mamma, un agente d'affari suo grande amico di famiglia nominato suo procuratore generale, è stato condannato dal giudice monocratico del tribunale di Savona Giorgi alla pena di un anno e dieci mesi per il reato di circonvenzione di incapace.

La vittima, figlia di un ex questore di Genova ammazzato in un rapina nella sua abitazione, si è accorta dell'ammanco quando ha scoperto che il suo conto era quasi estinto, un conto di fatto gestito personalmente dal suo procuratore generale, un agente d'affari di Andorra in cui lei riponeva la massima fiducia perchè oltre ad essere un esperto di conti e finanza era anche da sempre uno storico amico di famiglia.

A difendere gli interessi della donna vittima dell'ammanco è stato l'avvocato genovese Emanuele Lamberti. Ad agevolare la sparizione del denaro il fatto che con la procura generale un soggetto in condizioni di fragilità conferisce al procuratore il potere di compiere ogni affari in suo nome.

La cinquantenne è la figlia di ex questore che diresse la polizia di Genova a metà degli anni '70 e ucciso a coltellate nel 2005 nel corso di una rapina nella sua casa di Andora, una tragedia che ha segnato la vita della donna che pochi anni prima aveva perso anche la mamma.
Caduta in stato di depressione la cinquantenne, che si è trovata a gestire con la sorella un'importante eredità, ha affidato la gestione del suo patrimonio all'agente d'affari da sempre amico di famiglia in cui aveva la massima fiducia, una fiducia, ha stabilito il tribunale di Savona, però evidentemente mal riposta.

I giudici grazie alla denuncia penale sono riusciti a bloccare sul conto dell'imputato parte dei soldi sottratti dal conto della donna, una cifra, circa 460 mila euro, però molto inferiore ai 5 milioni e mezzo che le erano spariti. 

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