GENOVA - "Sono stato io a dire di mettere la dicitura 'perdita di funzionalità statica del viadotto Polcevera' al posto di 'rischio crollo' nel catalogo dei rischi". Lo ha detto in aula Michele Donferri Mitelli, ex numero tre di Aspi e uno dei 58 imputati nel processo per il crollo del ponte Morandi. "Lo feci per poter fare adottare tutte le cautele - ha dichiarato -. Se lasci rischio crollo sei allo stadio finale. Invece uno si deve fermare un passaggio prima, altrimenti il paracadute qual è?".
Secondo l'accusa, in Aspi sapevano del pericolo già dal 2013, quando nel catalogo venne scritto "rischio crollo per ritardati interventi di manutenzione". Donferri ha spiegato che lui le schede del catalogo non le aveva viste ma gli è stata mostrata una bozza con la locuzione cambiata e ha spiegato il passaggio. Prima di affrontare l'argomento del catalogo rischi, i pm hanno chiesto conto delle sollecitazioni mandate al Mit affinché approvassero l'iter del retrofitting. "Era assurdo il ritardo del ministero - ha detto Donferri -. Il provveditorato aveva approvato il progetto a febbraio e il Mit lo approvò solo 4 mesi dopo. Le sollecitazioni non erano legate però alle condizioni del viadotto. Con Castellucci non abbiamo mai parlato della necessità di limitare gli interventi per non ridurre gli utili".
La procura ha così rilanciato l'intercettazione "rubata" in cui Donferri spiega che nella società sono entrati cinesi e tedeschi e che quindi "bisogna ridurre al massimo i costi". "Quella frase la rivendico - ha detto Donferri -. Era riferita al fatto che gli investitori erano entrati in base a un piano industriale. Ma non si poteva spendere di più perché hai sbagliato un progetto".
Il manager ha raccontato di avere interrotto i rapporti con Spea a febbraio '18, dopo il crollo di un blocco da 10 tonnellate dal Morandi durante la risistemazione delle barriere di sicurezza. "Da quel momento in poi si interrompono tutti i rapporti con Spea". Donferri era stato anche registrato mentre diceva di abbassare i voti dei report trimestrali. "C'era stata una errata interpretazione del manuale dettata dalle continue segnalazioni per distacchi lievi. Parlavo solo quarto tronco, quello di Firenze. Il Mit ci aveva mandato sollecitazioni e Atlantia si era tirata fuori il danno di immagine. Quelle non erano valutazioni corrette. E visto che ti pago, non puoi forzare il manuale".
IL COMMENTO
Genova e AirBnb, sì alle regole ma il turismo non è un mostro
Piaggio Aero, dietro la cessione nessuna strategia politica e industriale