Cronaca

Una ricostruzione che non convince i legali del No vax, gli avvocati Chiara Antola e Paolo Scovazzi secondo i quali non ci sarebbero i futili motivi
1 minuto e 48 secondi di lettura

GENOVA - Il pm Eugenia Menichetti ha chiesto la condanna a 24 anni e 10 mesi per Filippo Giribaldi, il portuale ed esponente del movimento No vax di 42 anni che il 25 aprile ha ucciso con un colpo di pistola in strada a Genova il rivale Manuel Di Palo, ex esponente di CasaPound.

"È stato un omicidio maturato in un contesto di uso massivo di droga. E non si può negare - ha detto - che i futili motivi ci siano perché c'è una sproporzione tra l'offesa ricevuta (un pugno sferrato dalla vittima mentre Giribaldi scappava) e la reazione. Non c'era nessuna donna da salvare. La sproporzione tra gesto e reato permane. Ciò però non toglie che non possano essere riconosciute alcune circostanze attenuanti generiche. Giribaldi ha dato la massima collaborazione, si è consegnato e ha raccontato tutto come è andato per questo le aggravanti sono da considerarsi equivalenti alle attenuanti".

Una ricostruzione che non convince i legali del No vax, gli avvocati Chiara Antola e Paolo Scovazzi secondo i quali non ci sarebbero i futili motivi. "L'azione si è interrotta nel momento in cui Giribaldi dopo il primo sparo contro il muro scappa. Sì è trattato di un dolo d'impeto", hanno spiegato. I due difensori hanno chiesto l'esclusione dell'aggravante, recupero della richiesta di giudizio abbreviato e concessione della diminuente. L'omicidio sarebbe avvenuto per motivi di gelosia. Vittima e assassino frequentavano la stessa donna con la quale consumavano crack.

L'uomo, durante l'interrogatorio, aveva detto di spendere circa 300 euro al giorno per comprare droga tanto che aveva chiesto un prestito di 15 mila euro proprio per comprarla. Giribaldi aveva detto di essere geloso di una donna con cui aveva una storia e che negli ultimi tempi vedeva anche Di Palo e un amico. Il no vax ha anche detto che sarebbe stata la stessa donna a dirgli che voleva liberarsi di loro. Per questo si era presentato sotto casa dell'amica e aveva prima sparato contro un muro quando si era visto davanti l'amico di Di Palo e poi "mentre andavo via pensavo che a inseguirmi fosse un carabiniere o un poliziotto in borghese. L'ho riconosciuto quando mi ha raggiunto e ha cercato di colpirmi con un pugno".

La sentenza è prevista per il 7 dicembre.