Quella di Santa Margherita è una brutta storia, la classica in cui i ruoli di vittima e carnefice rischiano di intrecciarsi e confondersi: un uomo considerato mite, per bene da tutti quelli che lo conoscevano che si trasforma in assassino; e un ragazzo difficile che finisce morto ammazzato. Una storia su cui stanno indagando i carabinieri che dovranno definire i contorni di quella che sembra essere una legittima difesa andata forse molto oltre i suoi confini.
Alessio Grana, l'uomo che ha tragicamente perso la vita ieri sera, aveva 35 anni: chi lo conosceva lo descrive come una persona piena di problemi, da evitare. C'è chi sussurra che avesse avuto a che fare con la droga, ma sono solo voci di paese che si rincorrono: di sicuro a Santa aveva la nomea di attaccabrighe, uno con cui era preferibile non avere a che fare per evitare di litigare inutilmente. Da quanto si racconta Alessio ultimamente aveva perso la madre, un lutto che lo aveva reso più chiuso, ancora più intrattabile: aveva anche un figlio con cui, però anche questa è una vox populi che non possiamo confermare, non aveva rapporti stretti.
Cosa abbia spinto Alessio, al di là della riferita predisposizione alla lite, ad andare a casa del presunto assassino armato di bastone è oggetto delle valutazioni dei militari: si sa che tra i due non correva buon sangue e che le liti erano già state segnalate dai vicini. Così come si dovrà capire perché Sergio Frisinghelli, 58 anni, al contrario considerato persona mite, abbia deciso non solo di aprire la porta (è improbabile che ignorasse quello che tutti in paese sembrano sapere con certezza, e cioè che Alessio era un violento) ma persino di afferrare un coltello e sferrare almeno due colpi al torace. A quanto risulta sarebbe stato colpito al cranio da una bastonata, forse è abbastanza per sentirsi in pericolo di vita, ma saranno i magistrati a stabilirlo.
Una serata di follia che ha distrutto due vite, probabilmente per motivi troppo banali per portare a un epilogo simile.
IL COMMENTO
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