GENOVA -I sensori che monitoravano la stabilità di Ponte Morandi segnalarono in modo chiaro il progressivo e anomalo cedimento della carreggiata del ponte già due anni prima della tragedia, sino al luglio 2016 quando il monitoraggio cessò perché i cavi vennero del sistema di verifica furono tranciati dai lavori della Pavimental, ma nessuno di Autostrade per l'Italia pur avendone la possibilità e il dovere di verificarlo si accorse di questa grave anomalia.
E' emerso dalla lunga testimonianza Alessandro Paravicini, amministratore unico della Tecno El, la ditta specializzata in monitoraggi che si occupò di installare i sensori sul viadotto Morandi, nell'udienza di oggi del processo per la strage del Morandi del 14 agosto 2018 in cui sono morte 43 persone e per cui ci sono alla sbarra 58 imputati fra cui i vertici di Autostrade per l'Italia e di Spea.
Il momento più importante dell'udienza quando Paravicini svela che quando apprese dalla tragedia andò a rivedere i dati dei sensori prima del 2016, come non aveva fatto prima perchè il contratto con Autostrada si era interrotto nel 2014. "Mi bastò un'occhiata per capire che quei dati sarebbe stato meglio guardarli prima..." ammette il teste raggelando tutti i presenti in aula. Gli inclinometri avevano segnalato anomalie gravi sulla pila 9 e in parte sulla 10.
La ditta di Paravicini nel 2015 aveva più volte e inutilmente richiesto di rinnovare l'appalto per proseguire con altri controlli, ma da Autostrade non c'era stato nessun interesse a farlo.
Un colpevole silenzio, si ipotizza, giustificato dalla consapevolezza che si era deciso di rifare le pile 9 e 10, e dunque si riteneva non conveniente investire altro denaro per il monitoraggio con i sensori.
IL COMMENTO
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