Cronaca

La donna svela solo ora che due mesi fa ha rivisto per la prima volta in carcere il figlio Alberto: "Gli ho fatto ciao con la mano, ma lui non ha retto e ha chiesto di essere riportato in cella». "Voglio la verità anche se Alice non tornerà"
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 GENOVA -Ha svelato solo ora, dopo due mesi, del primo incontro avuto nella sala colloqui del carcere con Alberto, il figlio che ha ucciso la sorella Alice.

Ad Antonella Zarri quel primo fugace incontro è servito, per fare sapere al figlio che lei, come mamma, ci sarà sempre anche se Alberto ha commesso il più terribile dei delitti.

"Ci siamo visti pochi minuti, il tempo di fargli ciao con la mano, poi lui non ha retto e ha chiesto di essere riportato in cella» conferma la donna che dal giorno della tragedia, il primo maggio di un anno fa, ha intrapreso una lotta per avere giustizia, affinché le persone che per lei non hanno fatto il loro dovere di uomini dello Stato siano puniti, due poliziotti che erano di turno alla centrale operativa della questura a cui lei chiese di fermare Alberto, ed invece la invitarono a sporgere denuncia, e il medico del servizio di Salute Mentale che a suo avviso sottovalutò la condizioni di Alberto.

"Andrò avanti perchè voglio che nessun altro cittadino debba subire tanto dolore per colpa di inefficienze di uomini dello stato" dice Antonella Zarri, che alle 11 di martedì due maggio e alle 18 di giovedì 4 maggio sarà con il marito nella chiesa della Consolazione di via XX Settembre per le due messa in suffragio di Alice da lei annunciate anche con un necrologio pieno di amore: "Cara figlia nostra che ci aiuti a sopportare tanto, sei grazia divina. Vita nostra, la tua dolcezza rifiorisce nel sorriso autentico di Ale. Difenderemo la tua memoria dai cuori aridi, avrete verità e giustizia", mamma e papà.

"Come per i funerali abbiamo scelto la chiesa della Consolazione perchè lì abbiamo trovato un un uomo, padre Pierre, capace di consolarci - spiega Antonella Zarri -e perchè quella era la chiesa in cui andava Alice che lavorava in via Cesarea".

La mamma poi prosegue: "Nulla potrà farci riavere Alice ma abbiamo il dovere di chiedere giustizia affinché tragedia come queste non avvengano più. Mi dicono che adesso ad ogni richiesta simile a quella che avevamo fatto noi vengono prese in maggiore considerazione e si inviano le pattuglie sul posto, e di questo non possiamo che essere soddisfatti, ma fa male che nessuno da parte dello Stato a distanza di un anno ha avuto la dignità di chiederci scusa".

Fra gli uomini dello Stato, come li chiama lei, Antonella Zarri ha sempre salvato il dirigente della squadra mobile di Genova Stefano Signoretti, che però da pochi giorni non c'è pi perchè promosso a dirigere la mobile di Roma. "Signoretti è stato l'unica persona corretta e intelligente, mi spiace che non ci sia più". La mamma di Alberto e Alice nelle scorse settimane aveva invece criticato che sia proprio la squadra mobile della polizia a svolgere le indagini sull'ipotesi di reati commesso da altri poliziotti, delle volanti.
Alla domanda più difficile, se tornasse indietro di un anno cosa farebbe, Antonella Zarri, risponde cosi: "Cosa potevo fare io per fermare Alberto? Potevo ucciderlo? Forse ho solo sbagliato a fidarmi dello Stato, che credevo fosse la mia garanzia e invece non è stato in grado di difendere mia figlia e bloccare mio figlio. Io credevo nelle istituzioni, invece quando ho chiesto aiuto si sono rivelate sfilacciate e si sono girate dall'altra parte".

Antonella per ultimo esprime la sua ulteriore frustrazione di non riuscire a sapere se suo figlio in carcere viene curato: "Quando abbiamo chiesto di avere delle notizie ci hanno detto che non è possibile perchè è ristretto, e allora ancora una volta mi chiedo in cui Stato viviamo se una mamma e una padre non possono avere notizie di un figlio in carcere? Alberto era ed è molto malato, non a caso con lui da tempo non riuscivamo ad avere un dialogo e ci eravamo affidato allo Stato, il più grande errore che potessimo fare, un errore che abbiamo pagato con la vita di Alice".

Per ultimo Antonella commenta la dismissione del mandato dei due avvocati difensori del figlio, Maurizio Mascia ed Elisa Brigandì: "La conferma che con Alberto non è facile avere un dialogo, perchè è molto malato e deve essere curato".

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