Cronaca

Un quarantenne è entrato per alcune ore nell'abitazione del patrigno deceduto. L'edificio dissequestrato da due settimane. L'odissea degli sfollati
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GENOVA -Allarme questa sera per una persona che ha rotto i sigilli del portone ed è entrato nel palazzo via Piacenza 17 disabitato dal 14 febbraio quando i circa 100 abitanti sono stati evacuati per un vasto incendio che ha distrutto il tetto e 14 appartamenti situati nell'ultimo dei cinque piani dell'edificio.

La segnalazione dell'intruso è arrivata alla centrale operativa dei carabinieri e della polizia locale che hanno raggiunto l'edificio quando l'uomo, un quarantenne, stava uscendo dal palazzo: identificato, si è scoperto poi che si trattava di un familiare di un inquilino deceduto.  L'uomo rischia una denuncia: da alcune informazioni sarebbe stato scarcerato da una settimana, le forze di polizia hanno accertato che non ha diritto a entrare nell'appartamento del familiare di cui probabilmente possiede un doppione delle chiavi di casa.

Per alcuni giorni dopo il rogo, come sempre in questi casi, per evitare che sconosciuti o ladri potessero entrare nel palazzo la polizia locale ha svolto un servizio di sorveglianza anti sciacallaggio nei pressi dell'edificio. Poi davanti al palazzo c'è stato un servizio sporadico di guardianaggio.

Il rogo che ha distrutto il palazzo, come provato da un'indagine della procura, sarebbe stato provocato da una negligenza degli operai che avevano svolto alcuni lavori sul tetto con la fiamma ossidrica la sera stessa dell'incendio.

Per questo i danni sarebbero totalmente a carico dell'assicurazione del caseggiato. Siccome i tempi della burocrazia sono lunghi gli abitanti in attesa del risarcimento sono però stati costretti a trovare un alloggio alternativo.

Una parte dei residenti è ospite di amici o familiari, molti altri hanno trovato una casa in affitto a proprie spese, sei nuclei familiari invece sono assistiti dal comune che si è fatto carico di anticipare i fondi per alloggiarli in albergo e  trovargli un alloggio comunale sostitutivo ovviamente provvisorio.

Da prime stime la spesa per ristrutturare il tetto, rifare gli appartamenti degli ultimi piani completamente distrutti dalle fiamme e sistemare il resto dei danni ammonterebbe intorno 750 mila euro. La ditta che effettuerà i lavori è già stata individuata.

Il punto di partenza di questa rinascita è installare i ponteggi e una copertura a pallone per rifare un primo tetto provvisorio. La strada insomma è ancora lunga e in salita: fra le poche note positive la notizia riferita oggi dal procuratore capo di Genova Nicola Piacente che l'edificio da due settimane non è più sotto sequestro giudiziario e i lavori per la ristrutturazione possono partire. Il palazzo però rimane chiuso per motivi di sicurezza. Per ripartire mancano solo i soldi, e non è poco: il Comune, che con gli assessori alla Protezione Civile e ai Servizi sociali Gambino e Rosso, sta assistendo dal primo giorno gli abitanti, ha garantito che tenterà di sensibilizzare attraverso l'amministratore del caseggiato la compagnia di assicurazione affinchè vengano ridotti i tempi del risarcimento di almeno una prima tranche del premio in modo da garantire nel minor tempo possibile la partenza dei lavori.
Ripartire per evitare che il palazzo fantasma non venga dimenticato: gli abitanti, anche coloro che hanno trovato subito un'alternativa, stanno comunque subendo gravi disagi perché dopo un paio di giorni di accessi nelle case non distrutte in compagnia dei pompieri, da oltre un mese nessuno può più accedere neppure per prendere un maglione o una confezione di medicinali.

"Vivere da sfollati non è facile" dicono tutti nonostante il quartiere, San Gottardo e non solo, si sono subito mobilitati per aiutarli con collette e manifestazioni di beneficenza.

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