GENOVA -In vico Mele la mattina del giorno dopo l'omicidio dell'arco ancora nessun ha deposto un mazzo di fiori per il quarantenne ucciso, che abitava Marassi ed era appena diventato papà per la seconda volta.
Gli addetti dell'Amiu che puliscono un selciato ieri macchiato di sangue, rari passanti, agli angoli alcune prostitute, mai così discrete, e curiosi che indicano il palazzo.
Alle finestre del primo piano del palazzo di piazza De Franchi 8 dove abita Evaristo Scalco, 63 anni, da ieri in galera per l'omicidio del peruviano Miranda Romero Javier Alfredo, 41 anni, c'è la bandiera dell'Italia e le persiane nuove che lo stesso Evaristo aveva rifatto con le sue mani.
Intorno la bellezza antica e ancora curata di un cortile di un palazzo del 1400 dimora estiva del marchese De Franchi.
E' qui davanti, davanti questo civico di piazza De Franchi che si è consumato l'omicidio dell'arco, di cui parla tutta Italia, nel cuore del centro storico di Genova.
Una tragedia vissuta in diretta dagli inquilini del palazzo, professionisti, lavoratori dipendenti, commessi di market, architetti, avvocati, pensionati. Stranieri ma soprattutto italiani come Evaristo, l'artigiano e marinaio di 63 anni originario di Varese che si è trasformato in assassino.
Il giorno dopo quella la tragedia gli abitanti si sono stretti come una famiglia, come nel tentare di capire cosa fare di fronte a una tragedia che nessuno avrebbe mai voluto commentare.
S'incontrano nel cortile difeso con una cancellata che loro stessi hanno voluto per evitare di ritrovarsi assediati dai bivacchi di ubriachi.
Sono due gli inquilini che accettano di parlare con Primocanale.
Il primo è Roberto Abbona: "Siamo esausti, sconvolti perchè non siamo tutelati dalle istituzioni, e ci sentiamo abbandonati a noi stessi in una situazione di degrado totale, quello che è accaduto non è accaduto per la movida ma perchè ci sono delle bande che girano per il centro storico che qui hanno ritrovi dove si ubriacano, spaccano bottiglie, lanciano petardi, perché c'è una nuova moda di lanciare petardi negli appartamenti, è come quando uno fa un sorpasso in auto e poi incontra la persona sbagliata e viene ucciso...".
Roberto ha un attimo di pausa e poi riprende: "Qui mancano i controlli, c'è degrado, qui si sa dove c'è lo spaccio, noi chiamiamo per farci aiutare dalle istituzioni, ma questo non avviene anche se qua si sa tutto, dove sono i punti di ritrovo e di spaccio".
A dargli manforte interviene poi Elisabetta, altra abitante che accetta di parlare in video: "Abbiamo fatto tanti esposti al prefetto, questore e sindaco, li abbiamo fatti noi e anche i Civ dei commercianti della Maddalena e di Banchi, il problema è che non abbiamo mai avuto un seguito, a me è successo in passato di chiamare le forze dell'ordine di sentirmi dire, "signora lei sta nel centro storico, dovrebbe sapere, fate un esposto, noi non possiamo fare niente".
Agli esposti, denuncia Elisabetta, non fa mai seguito una politica delle istituzioni per cercare di rendere legale il più possibile, "perchè siamo nel centro storico dove sappiamo che c'è la prostituzione, lo spaccio, però non si può vivere abbandonati, noi ci sentiamo abbandonati.
La riprova, dice la donna, è quanto accaduto l'altra sera: "I vicini che hanno assistito alla tragedia dicono che i soccorsi ci hanno messo 40 minuti ad arrivare, e sono tanti, sono tanti per un fatto così grave, qui si parla di una tragedia che ha distrutto la vita a due famiglie, quella della vittima e quella di chi ha commesso questo gesto".
Tutti nel palazzo conoscono Evaristo Scalco, il vicino che ha ucciso: "Ma lo conosciamo molto poco - precisa la donna - perché abita qua da pochi mesi". "Ma è una persona pulita - incalza Roberto - come tanti altri, entusiasta, con cui si scambiavano due parole, ci offriva da bere, ascolta musica".
Alla domanda se hanno capito perché questo vicino di casa da tutti definito una brava persona non violenta ha improvvisamente imbracciato un arco e ha scagliato una freccia contro una persona Roberto risponde così: "Avrà avuto una crisi di esasperazione, ci sono dei momenti in cui una persona è più fragile, lui era stato aggredito violentemente con insulti, bottigliate in testa, alla fine uno reagisce, gli avevano anche tirato un petardo in casa, una cosa indecente".
Tutti gli inquilini di piazza De Franchi concordano sul fatto che servono più controlli. E' sempre Roberto a parlare:
"E' inutile dislocare dieci pattuglie in piazza Banchi e qui nessuna, non servono le pattuglie in piazza Banchi, non servono le pattuglie a De Ferrari, le pattuglie servono qui, in questo posto, che fra l'altro sono posti storici meravigliosi che dovrebbero essere valorizzati per il turismo perché ogni parete qui parla della storia di Genova, questa è Genova, io vivo qui da 32 anni, e poi ho visto cambiare la zona, ora è più violenta, molto più violenta di prima, prima nella delinquenza c'era rispetto, ora non più".
Elisabetta invece sottolinea la necessità di controllare i bassi, i magazzini, "vico Mele è tutta chiusa tranne alcuni bassi dove comunque non ci sono attività illegali, perchè qua chi viene ad aprire un'attività? Non c'è passaggio, qui i locali non aprono".
Una spiraglio di luce era filtrato dalla Trattoria Sociale aperta anni fa e poi chiusa:
"Quella è la strada da intraprendere - conclude Elisabetta -, servono attività belle e pulite, legali, la politica deve trovare queste soluzioni e non limitarsi alla militarizzazione".
IL COMMENTO
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