Cronaca

La protesta in piazza De Ferrari di Roberto Mogranzini, il papà di Isabella, la bimba portata in Ecuador il 9 febbraio 2021 dall'ex console ecuadoriano a Genova Martha Lorena Fierro Baquero
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GENOVA - "Da oltre 600 giorni non vedo mia figlia, i pubblici ministeri e lo Stato sono immobili". Roberto Morganzini chiede di poter rivedere la sua Isabella. Una protesta pacifica e silenziosa davanti al palazzo della Regione in piazza De Ferrari. Isabella oggi ha 8 anni. La madre si chiama Martha Lorena Fierro Baquero, ex console ecuadoriano a Genova ed ex compagna di Roberto. E' lei che ha portato Isabella in Ecuador.

Sono passati quasi due anni da quando Roberto ha visto e parlato per l'ultima volta con sua figlia. Da allora è partita una lunga trafila burocratica, mille appelli e ricorsi alla giustizia. Ma oltre 600 giorni dopo quel 9 febbraio del 2021 tutto tace. E così Roberto ha deciso di scendere in piazza per chiedere aiuto.

"Le abbiamo provate tutte ma ci sono diversi problemi sia dall'Ecuador che dall'Italia - racconta Roberto, campione internazionale di scacchi -. Il problema è che se dall'Ecuador mi aspettavo che la giustizia non facesse un percorso normale, in Italia pensavo che le cose andassero diversamente. Abbiamo un giudizio civile fermo orami da un anno e non capiamo cosa si stia aspettando ad avere un affidamento condiviso. Al tribunale penale abbiamo emesso una denuncia per sequestro di persona il 15 luglio scorso ma ieri ci è stato detto che ancora non è stato nemmeno rubricato il fascicolo. E' una vergogna e forse anche un reato. E' ora che le istituzioni facciano qualcosa di serio. Isabella è italiana, è un minore e ha bisogno di rispetto. Mi aspetto che il nuovo governo faccia qualcosa".

Nella stessa situazione di Roberto ogni anno ci finiscono circa 500 genitori che devono affrontare tutte le difficoltà Ma si tratta nella maggior parte dei casi di casi complessi e che richiedono spese molto alte e così tante volte a malincuore i genitori che si vedono sparire il proprio figlio sono costretti a rinunciare alle battaglie. "Sono giudizi costosi perché spesso riguardano due Paesi" spiega Roberto che lotta ogni giorno per poter riabbracciare la sua Isabella. "Più passa il tempo e più mia figlia continua a soffrire".

La vicenda di Isabella è però impantanata nei meandri della giustizia italiana e sudamericana. Ferma, bloccata, senza apparente via d'uscita. Per questo Roberto spera che il prossimo esecutivo possa fare qualcosa. "Mia figlia è uscita dall'Italia con un passaporto diplomatico. Avevo un affido condiviso dal Tribunale di Genova e facevo a pieno il ruolo di papà - racconta ancora Roberto -. Diverse cose non hanno funzionato e non hanno avuto la celerità che dovevano. Ogni giorno che passa è un danno che si porterà dietro per tutta la vita". A parte le visite consolari effettuate in Ecuador Roberto non ha notizie.

"Mi dicono che mia figlia sta bene ma questo bene non si sa cosa sia. Abbiamo provato tante strade ma tutto tace e dalla giustizia italiana c'è un continuo rallentamento, abbiamo bisogno di chiarezza, invece..." E ancora: "C'è una causa al tribunale dei minori da un anno ma anche lì è tutto fermo. Chiedono ancora documenti ma di cosa hanno ancora bisogno? C'era un affido condiviso e Isabella è stata fatta uscire dall'Italia con un passaporto consolare senza il mio permesso. Cosa serve di più?".

 

Il processo alla ex console inizierà a giugno 2023.