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Quando la Titti (Oberti) mi ha chiesto se avevo un commento per il sito, le ho risposto che ci avrei pensato un po’. Certe volte li vomito quando mi vengono in mente, a qualsiasi ora del giorno o della sera, arrivano senza che riesca a trattenerli, perché ho visto qualcosa  che mi ha ispirato particolarmente o che mi ha fatto arrabbiare: allora le parole escono come l’acquolina in bocca prima di mangiare un cucchiaino di pasta di olive senza pane, o di bere il primo sorso di bonarda, escono come quel primo respiro pieno, che segue una apnea, come il muscolo che si rilassa dopo lo sforzo. Se non avessi trovato spunto alcuno non lo avrei scritto, il commento, perché come dice mio marito, non è che bisogna parlare per forza, si può anche stare zitti. Ma ieri sera eccolo, sorgermi dentro.

 

Nella chat di redazione è comparso il video della visita della Sampdoria all’ospedale pediatrico Gaslini di Genova, per donare le uova di Pasqua, come da tradizione.  Lo ho aperto, per curiosità. Musica, nessun commento, solo immagini montate molto bene, ad effetto, qualche voce soffusa di sfondo. Quagliarella, l’allenatore, il presidente, due ragazze. Insomma, per farla breve, mi sono commossa. Non perché la Sampdoria abbia donato le uova ai bimbi. Ma perché questo video mi ha richiamato alla mente quello che è il dolore che considero più profondo e autentico, cioè i bimbi malati, i bimbi che soffrono.

 

Soprattutto per i loro genitori, è un dolore lancinante, in confronto a cui, sono certa, tutto il resto passa in secondo piano. Se hai un figlio malato che senso ha tutto il resto? Il Gaslini l’ho sempre considerato una scuola di vita, da quando, per lavoro, ci ho messo piede. Ricordo che quando ero ragazza ero riuscita addirittura a girare una puntata di una trasmissione all’interno del reparto di nefrologia, con i bimbi. Dico “ero riuscita” perché oggi non avrei mai più il coraggio di farlo. E’ da un po’ di anni che la professione non mi ci porta dentro, ma credo che mi sentirei male. Ora che so che cosa significa avere dei figli.

Un giorno ho sentito parlare dell’ospice del Gaslini, e qui mi fermo, perché mi cola già il naso.

 

Insomma, è per dire che quel video delle uova di Pasqua della Sampdoria mi ha risvegliato questa consapevolezza e  mi piacerebbe che, al di là della fede calcistica, chi se ne frega, tutti riflettessero banalmente sulla fortuna che hanno.

 

La visita dei giocatori blucerchiati (premesso che servono coraggio e sensibilità per farlo e sono certa che chi c’è andato li ha avuti) ha regalato oltre al cioccolato, un diversivo per i bimbi ricoverati, e quanto c’è bisogno di diversivi in quelle situazioni. Chissà come erano contenti, i sampdoriani, di vedere dal  vivo alcuni dei loro miti. Per noi adulti sembra banale ma con gli occhi di un bambino tutto assume un valore diverso. Nelle immagini ho visto che chiacchieravano con loro, probabilmente gli raccontavano perché erano lì ricoverati.

 

Ecco, consiglio a chiunque di guardare questo video e spero che ci trovi dentro quello che ci ho trovato io. Perché la guerra non è solo quella in Ucraina, che oggi impiega la maggior parte delle nostre emozioni, ma è quotidiana per qualcuno, sicuramente per chi ha i figli ricoverati al Gaslini. E allora, rispetto a loro, ci si sentirà improvvisamente fortunati, al di là di quelle che ci paiono le sfortune peggiori della nostra vita. Augurerete, ne sono certa, dal vostro profondo, ogni bene a questi bimbi e alle loro famiglie, li ringrazierete per avervi insegnato, ricordato la fortuna che avete.

 

Mi piacerebbe anche sapere che cosa hanno ricevuto, da questa visita, Quagliarella e gli altri della Sampdoria.

 

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