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di Mario Paternostro

Sono rimasto abbastanza stupito leggendo i commenti del dopo salone Nautico dalle dichiarazioni del presidente di Confindustria Nautica che, illustrando il successo internazionale della storica manifestazione genovese, ha sottolineato giustamente che ora ci vogliono le infrastrutture di collegamento. Ma poi si è chiesto: “Se vogliamo far arrivare il turismo del lusso quali sono gli hotel in cui possiamo accoglierlo? Genova è una città meravigliosa, ma non è una destination, abbiamo bisogno che lo diventi”.

Credo che Genova non abbia nessuna intenzione di diventare un’altra Montecarlo e che, per quello che vedo e sento anche da amici che vengono in questa città, offra hotel di alto, anzi altissimo livello, cinquestelle e quattrostelle eleganti, certamente non pacchiani, ma nello stile , come direbbe Renzo Piano, “sobrio” caratteristico di questa città.

Fra l’altro, ha risposto la presidente di Federalberghi, durante il Nautico, questi grand’hotel non erano sold out.

La tradizione dell’ospitalità alberghiera genovese d’altronde, è dimostrata dai Rolli, b&b ante litteram, che accoglievano senza lussi sfrenati ma con Rubens, Cambiaso, Magnasco alle pareti tutte le famiglie regnanti europee e forse di stelle da appendere ai portoni ne avrebbero qualche centinaio.
Oggi, fra l’altro, i cinquestelle sono aumentati e ne arriverà un altro proprio nel nuovissimo Waterfront di levante, sperando che i tempi di realizzazione siano rispettati senza intoppi burocratici, o peggio, politici.

Un esempio di questa antica “storia dell’ospitalità alberghiera” genovese ci sarà offerto martedì, quando il Bristol di via XX Settembre celebrerà i suoi centoventi anni di vita e di vitalità anche con un libro di Edoardo Meoli che racconta proprio la storia di questo cinquestelle del 1905, dei suoi famosi ospiti, della sua architettura. Quando il Bristol apre i battenti e il suo elegante portone su via Venti Settembre, Genova stava vivendo grandi trasformazioni, sociali innanzitutto, e urbane (Genova aveva allora 235 mila abitanti) e proprio questo albergo così elegantemente moderno diventerà nei decenni non solo un grand hotel internazionale, ma un palcoscenico di storia. Hitchcock, incantato dalla scala ellittica dell’albergo, la immortalerà nel suo film “Vertigo”. Era venuto a Genova nell’estate del 1926 a ventisei anni e tornerà nel 1955 sempre nello stesso hotel.

Dormiranno nelle camere dell’hotel il re Vittorio Emanuele con la famiglia al seguito, nella visita ufficiale che fece per inaugurare l’inizio dei lavori del nuovo porto e i giornali racconteranno l’abbigliamento dei principini, vestiti di bianco e delle principessine che portavano “una piccola casquette turchina in testa.

E’ stata appena inaugurata la nuova stazione ferroviaria di Brignole e via Venti diventa davvero la main street, illuminata, larga, rettilinea nella città dei caruggi e delle creuze, con i palazzi eleganti che la costeggiano, i nuovi negozi, dunque vivacità, modernità e moda.
E qui ecco un grand hotel adeguato ai tempi.

In una città che vanterà altri esempi illustri in fatto di hotel di lusso. Ricordavamo proprio quest’anno i sessant’anni dalla clamorosa tournée dei Beatles in Italia, con tappa anche al Palasport di Genova e gli “scarafaggi” di Liverpool che alloggiavano al Columbia di Principe, quel grand hotel, oggi superba biblioteca universitaria, dove si svolgevano le feste in occasione dei vari dei transatlantici e anche i matrimoni della Genova “che contava”.
Dunque di hotel di lusso ce ne sono eccome. Senza contare che Genova si allunga facilmente da Nervi fino a Portofino che, cosa sia una “destination” lo insegna al mondo.

E’ che il lusso da noi è poco esibito. Per fortuna.

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