
E ora cari vincitori, l’uno o l’altra, centrodestra o centrosinistra, vediamo la squadra che riuscirete a mettere insieme nei prossimi giorni. Che sarà, poi, la vera forza (o, speriamo di no per Genova) la debolezza, in questo periodo che ci aspetta di grandissima confusione politica nazionale.
Scriveva bene il “Fatto” alcuni giorni fa che tutto o quasi del sindaco che i genovesi sceglieranno dipenderà da quando sapremo a chi il vincente o la vincente si affiderà. Che è un po’ come dire che la città sarà governata da chi ci starà a fianco del primo/a cittadino/a.
Perché io non credo al sindaco-comandante unico, che inventa e ordina. Proprio no. Penso che il sindaco, ruolo strategico nell’organigramma di una repubblica democratica, abbia un enorme potere e un’altrettanto enorme responsabilità, Decida certamente dopo aver ascoltato i suoi collaboratori, quelli che, teoricamente, dovrebbe avere scelto fra i più esperti e adatti alla materia. Un gioco di squadra con un sindaco che sa ascoltare e coordinare, guidare, regolare.
A cominciare dai vice. Ecco perché insistevo durante i dibattiti politici a Primocanale che sarebbe importante avere prima almeno un certo numero di ipotetici assessori. Per sapere come sarà la squadra che vale tanto quanto il primo cittadino che la guida, se non di più. Impresa impossibile perché ci sono gli “equilibri” partitici da verificare prima della qualità della persona. Purtroppo.
Ma non basta. Aspettiamo con ansia i nomi di tutta la squadra vincente, a cominciare da chi andrà a occuparsi del delicato bilancio, cioè delle casse comunali che sono costantemente alla ricerca di fondi, (ci fu un assessore al Bilancio, Franco Monteverde, cattolico cominista, che tutti chiamavamo l’assessore “Spendibene” proprio perché doveva spendere come il buon paterfamilias e di questa specificità si vantava) passando per chi disegnerà le prossime tappe dell’urbanistica e dei lavori pubblici, cioè la realizzazione o no di tutti i rendering che ci sono stati presentati in questi mesi, per finire alla cultura, ormai un tassello centrale anche economicamente di una città che ha davvero scoperto un turismo “pesante” che condiziona molti campi della vita cittadina, dalla mobilità al commercio, fino alla questione della moltiplicazione impressionante delle case trasformate in B&B cioè in affitto-sprint.
In questi settori, ma anche negli altri, la “qualità” dell’assessore fa la differenza. Soprattutto, dicevo, nei settori dell’urbanistica e della cultura, l’esperienza che diventa qualità, può segnare un futuro importante. Il passato ci insegna molto su queste scelte.
Ricordo personaggi del calibro del professor Ennio Poleggi che ricoprì la carica di assessore al centro storico negli anni novanta col sindaco Burlando, diventando l'artefice della promozione dei Palazzi dei Rolli, oggi guidati sapientemente dal professore Giacomo Montanari, collaudato storico dell’arte. O, andando più indietro, Federico Mario Boero, grande imprenditore appassionato di arti e lettere, che organizzò mostre di livello internazionale come nel 1972 “Immagine per la città “ e da assessore alle Belle arti e all’Economato, contribuì fortemente alla vita culturale genovese, risistemando tra le altre cose il meraviglioso Museo Chiossone di arte giapponese tra gli alberi della Villetta Di Negro , e facendo rinascere la tradizione dei mitici Balletti di Nervi.
Così come l’assessore all’Urbanistica della giunta Pericu, l’architetto Bruno Gabrielli che con l’allora sindaco disegnò la Genova del 2004 capitale europea della cultura, Carlo Repetti indimenticabile direttore dello Stabile, assessore al Turismo e alla cultura, Giovanni Meriana storico della Liguria, alla Cultura con il sindaco Sansa, Luisa Massimo maestra dell’oncologia al Gaslini assessore ai Servizi Sociali tra l’85 e l’88 con il sindaco repubblicano Cesare Campart. Il professor Pino Boero ordinario di Letteratura per l’infanzia, alla Scuola con il sindaco Doria che aveva scelto per la Cultura, Carla Sibilla, super-manager di Costa Edutainement. Solo alcuni nomi di valore assolutamente bipartisan che mi vengono in mente. E ne dimentico parecchi altri.
Marta Vincenzi, per esempio, ricordava l’altra sera a Primocanale in occasione della presentazione della nuova serie dei “Dogi”, il ruolo che ebbe all’inizio della sua giunta e siamo nel 2007, Renzo Piano come consulente che lanciò dai banchi di Palazzo Tursi la ricetta del “rammendo” delle periferie. Insomma ora ci aspettiamo che il futuro sindaco ci presenti coloro ai quali si affiderà perché Genova sia governata con serietà. Questo è il primo atto del nuovo sindaco e non sono ammessi errori. Il tempo per scegliere bene c’era. Vediamo se il nuovo sindaco avrà anche la possibilità e la libertà (se lo riterrà opportuno) di trovare nomi esterni alla politica stretta, ma forti di una esperienza di lavoro riconosciuta. Sarebbe un bel segno.
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IL COMMENTO
Ora aspettiamo la squadra a cui il nuovo sindaco si affiderà
Aspettando una Genova reale dopo una campagna affumicata