
Il 31 maggio a Sassocorvaro, nelle Marche, verranno consegnati i prestigiosi premi “Pasquale Rotondi”, a chi si è di più distinto nella salvaguardia del patrimonio artistico mondiale. Un premio voluto nel 1974 da Giovanni Spadolini . Il premio Rotondi “sezione Mondo” va a Jean-Baptiste Humbertun, archeologo domenicano francese ”che si è distinto per il suo lungo e straordinario impegno scientifico volto a scoprire, recuperare e preservare l’immenso e prezioso patrimonio culturale di Gaza”. Opere d’arte, architetture e testimonianze urbanistiche che raccontano la storia plurimillenaria di questo martoriato territorio “che fu il crocevia di popoli e di civiltà. Cananei, Egizi, Filistei, Assiri, Greci, Asmonei, Romani, Bizantini, Arabi e Ottomani”. Tra gli altri premi di quest’anno uno, il premio Rotondi sezione “Mecenatismo” è stato assegnato “A Elena e Matteo Bruzzo, coniugi genovesi che si sono distinti per il recupero e la valorizzazione del cinquecentesco Palazzo Lomellino nel cuore di Genova” oggi straordinario tassello nella magnificenza dei Rolli.
Pasquale Rotondi è stato Sovrintendente alle Gallerie a Genova tra il 1949 e il 1961, dopo aver salvato dai nazisti con un’ incredibile operazione di recupero e custodia segreta oltre diecimila opere d’arte, come “La Tempesta” del Giorgione nascosta sotto il letto matrimoniale di casa sua.
Giovanna Rotondi Terminiello, Soprintendente di Beni artistici della Liguria per vent’anni, tra il 1976 e il 1996, ricorda il padre con commozione. E anche Genova farebbe molto molto bene a ricordare personaggi del calibro e del coraggio di Rotondi che hanno lasciato un segno profondo anche nella nostra città.
“La Terminiello” così la chiamavamo noi cronisti, un modo un po’ scolastico per indicare una donna severa , a volte ruvida, così ligia al dovere come suo padre è stata senza dubbio una delle tre “vestali” dell’arte ligure insieme a Ezia Gavazza e Laura Tagliaferro. Per noi era la “Soprintendente di ferro”.
Il professor Rotondi morì tragicamente nel 1991 a Roma , investito da una motocicletta, ma la sua patria è Sassocorvaro, una storica rocca marchigiana che ora, appunto, restituisce alla sua memoria questo privilegio.
Racconta la professoressa Rotondi Terminiello: “Durante la guerra a mio padre fu dato l’incarico di organizzare un rifugio di opere d’arte, Era stato scelto come cassaforte il Palazzo Ducale di Urbino. Ma papà venne a sapere che sotto la città esisteva una galleria utilizzata come deposito di tutte le armi dell’Aeronautica militare. Poteva saltare in aria la città e il ministero della Guerra non lo sapeva. Individuò un rifugio nel Palazzo dei Principi di Carpegna e uno nella rocca di Sassocorvaro dove vennero portati i dipinti di Brera, il Tesoro di San Marco, opere dell’ Accademia di Venezia e dei musei delle Marche, del Poldi Pezzoli, duemila capolavori assoluti, dalle tele di Carpaccio alla “Tempesta” di Giorgione, ai dipinti di Giovanni Bellini e di Tiziano”, ai Caravaggio romani che provenivano dalla chiesa di San Luigi dei Francesi. Nell’estate del 1943 Rotondi custodiva 3800 capolavori da tutta Italia sottraendoli alle razzie dei nazisti.
Così il capolavoro di Giorgione per stare più sicuro finì sotto il letto del professore e di sua moglie. E per effettuare questi trasporti eccezionali usava la Balilla di un tassista.
Giovanna Rotondi che sarà presente logicamente alla cerimonia di Sassocorvaro, ricorda ancora che tra i mecenati genovesi ci furono anche gli Spinola che Rotondi convinse a lasciare allo Stato il loro splendido palazzo, diventato uno dei più ammirati musei genovesi e preannuncia l’uscita di un film su suo padre “I colori della tempesta” diretto da Roberto Dordit su questa coraggiosa operazione di salvataggio durata anni e con rischi personali e famigliari incredibili.
Queste storie e questi personaggi, riletti durante la campagna elettorale per la scelta del sindaco e della futura squadra di assessori che governeranno la nostra città, mi auguro che servano a far individuare da chi vincerà un gruppo di governo preparato, ligio, e soprattutto un assessore/a alla Cultura (mai più nominato) di “peso” e di provata esperienza sul campo che, finalmente, prenda in mano le sorti culturali di Genova. Un nome che, perché no?, si potrebbe anche trovare al di fuori degli eletti.
IL COMMENTO
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