
Il pontificato di papa Francesco ha fortemente sollecitato la riflessione e l’azione della chiesa e della Caritas la quale ha il compito di promuovere la testimonianza della carità della comunità ecclesiale in forme consone ai tempi e ai bisogni, in vista dello sviluppo integrale dell'uomo, della giustizia sociale della pace, con particolare attenzione agli ultimi. Mi limito qui a recuperare solo alcuni appelli che papa Francesco ha saputo lasciarci, interpretando il nostro tempo e ritornando sempre alla freschezza e alla “gioia del Vangelo”.
I poveri. Papa Francesco ci lascia certamente la richiesta di un rinnovato impegno di vicinanza a fianco alle persone più fragili e sofferenti presenti nei nostri quartieri, a coloro che bussano alle nostre porte o che nascostamente sopportano la propria condizione. Pensiamo a chi anche a Genova, pur con un lavoro stabile, non riesce più a sostenere le spese minime per la vita della propria famiglia, alle persone che non riescono a garantirsi un alloggio, a chi rinuncia a curarsi, a chi vive nella solitudine e non ha una rete di sostegno per le proprie necessità, ai tanti che ancora fanno la fila per assicurarsi un pasto o un letto, ai giovani vittime di nuove dipendenze, alla piaga dell’azzardo, agli stranieri rifugiati e richiedenti asilo che cercano un futuro migliore e finiscono sulle nostre strade.
Sospinti da questa passione per l’uomo, nel corso di questi anni abbiamo cercato di moltiplicare le forme di sostegno alle comunità locali affinché si producesse il massimo impegno di generosità nell’aprire le porte, nell’andare incontro, nel trasformare i servizi in occasioni di intreccio di vite dove chi dona e chi riceve si ritrovano insieme nel cammino. Papa Francesco ci ha consegnato le “Giornate mondiali dei poveri” proprio per questo: non per fare qualcosa per i poveri ma per vivere con i poveri, aprire le nostre comunità ecclesiali e la società civile alla persona che cammina con il passo fragile, con la sua storia ferita, con il suo appello di dignità.
Il cammino sinodale. Proprio per dare concretezza all’invito di avviare processi e di prestare attenzione ai segni dei tempi papa Francesco ha introdotto la chiesa in un cammino di rinnovamento e la nostra diocesi ha promosso con convinzione il cammino sinodale con una serie di attività che stanno facendo crescere la partecipazione di laici e presbiteri. Si tratta non di semplici momenti formativi ma di vere occasioni di condivisione e crescita comunitaria e di animazione del territorio, in cui gli aspetti pastorali affidati alla cura della Caritas devono e possono trovare ulteriore occasione di maturazione.
La pace. Papa Francesco ci ha richiamati ad assumere con coerenza la posizione di chi vuole costruire un mondo fraterno e, in forza della specificità cristiana, a riconoscere in ogni uomo un figlio amato da Dio Padre. Proprio nel corso di questi ultimi mesi, con l’Ufficio per la Vita Sociale e il Lavoro e l’Ufficio Missionario, Caritas Diocesana ha riorganizzato e rinforzato il “Tavolo Giustizia, Pace e Integrità del Creato”, che ha già prodotto una serie di iniziative e di documenti allo scopo di far crescere la cultura della pace.
La testimonianza di vita che papa Francesco ci ha lasciato è quella di una passione per la persona di Gesù ed è a partire da questa gioiosa passione che si giunge ad offrire il proprio tempo e le proprie energie per l’uomo e in particolare per chi è più povero e sofferente. Consapevoli della preziosità di questa eredità, raccogliamo il testimone affinché la speranza per un mondo migliore si trasformi nel dono che lasciamo ai nostri figli.
Giuseppe Armas* - Direttore Caritas Diocesana di Genova
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IL COMMENTO
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