“La vita è un viaggio…” continuate voi, se credete. Io, con un pizzico di ironia, oggi l’ho declinata così: “La vita è un viaggio ma per chi fa l’Aurelia verso Genova ogni mattina la destinazione è una chimera”. Sì, se pensate di arrivare in orario senza partire due ore prima. Ci restano la realtà e la cruda cronaca: il percorso che ogni mattina un pendolare compie andando dal Golfo Paradiso verso corso Europa per recarsi al lavoro può durare anche un’ora. Per percorrere circa tre chilometri e mezzo dal cartello “Benvenuti a Genova” all’inizio di corso Europa.
Nell’ultimo mese si parla molto della nuova viabilità del quartiere di Genova Nervi e di un semaforo che è comparso in via Donato Somma a regolare le auto in uscita da una delegazione dove tutto è cambiato. Senza commentare quel che è accaduto a Nervi, il risultato “di sopra” è uno: c’è un nuovo stop sulla strada di chi viaggia sull’unica direttrice possibile per raggiungere Genova. Migliaia di pendolari tra lavoratori e studenti la percorrono ogni mattina e da un mese aggiungono minuti di attesa. Davvero era obbligatorio?
Ma non c’è da demonizzare una amministrazione piuttosto che un’altra. Il calcolo è obiettivo e l’analisi è cristallina: negli anni l’Aurelia a levante è divenuta una via crucis di semafori, nati uno dopo l’altro per ragioni circostanziate che sommati oggi danno un risultato sotto agli occhi di tutti: un’arteria da sempre in coda nelle ore di punta è diventata ancor più lenta e disastrata.
Varcando il confine di levante di Genova, tra Bogliasco e Nervi, dopo nemmeno cento metri arriva il primo semaforo: serve solo a far attraversare i pedoni, è a chiamata, e a tutti i residenti ricorda quel tratto di marciapiede interdetto quando la terribile frana del 2015 si mangiò l’intera collinetta della Liggia e rese inabitabili e pericolanti cinque abitazioni.
Non era passato molto dalla terribile frana quando – era il 2016 – iniziarono ad arrivare le prime proposte operative da parte del municipio Levante, incluse petizioni dei residenti, per installare (meno di 50 metri dopo) un nuovo semaforo. Questa volta la motivazione era quella di regolare il traffico in uscita da via Capolungo, l’ultimo tratto delle vie di comunicazione nerviesi, alla sua immissione sull’Aurelia (proprio lì dove termina via Donato Somma).
“Dal Pime”, come lo chiamano i locali, anche se il vecchio istituto pontificio con i suoi ‘matti dagli occhi grandi’ ha lasciato posto a una residenza protetta per anziani. Bene, proprio lì davanti, arriva nel 2021 un semaforo intelligente, 5 anni dopo le discussioni e la sua presentazione. Intelligente perché si autoregola determinando il rosso e il verde a seconda dei passaggi delle autovetture. Ma la sua sincronizzazione porterà un lunghissimo periodo di rodaggio e parecchio nervoso per chi da Nervi va verso levante, poiché l’impianto prevede due semafori, uno a fine via Capolungo e uno sull’Aurelia, che per diverso tempo obbligano a fare una doppia fermata, inanellando due stop nel giro di dieci metri.
Ma torniamo al pendolare e al suo viaggio verso Genova. Ha varcato il confine del grande comune da meno di duecento metri e ha già trovato due semafori. Al ‘verde’ riparte in salita per via Donato Somma e per il rettilineo del capolinea del 517 e del 17 notturno, là dove ci sono una scuola dell’infanzia e una scuola primaria, il plesso della Manfredi. Cinque classi delle elementari e tre sezioni di asilo. Un rettilineo pericoloso, dove è facile schiacciare sull’acceleratore, dove le strisce pedonali davanti alla scuola vengono spesso dimenticate e non notate. A chiedere un semaforo ci si mettono residenti, il comitato genitori dell’istituto scolastico che organizza anche un flash mob, ma per ottenerlo serve lo spavento di Enrica, mamma di due studenti della scuola, che accompagnandoli in classe viene falciata da una automobile in arrivo da ponente, sebbene fosse sulle strisce. Enrica se la cava con qualche mese di busto, tanta paura, danni importanti alla colonna. È il febbraio del 2017 quando il semaforo arriva, a chiamata, per la sicurezza delle bambine e dei bambini della scuola. Una motivazione più che giusta, ma ecco un terzo semaforo lungo la via.
Il viaggio prosegue fino all’incrocio con via Sant’Ilario e il semaforo che porta verso la collina dei Sansa e dei Grillo (ma non solo loro, naturalmente). I più anziani borbottano di quando fu installato e dei mugugni dei residenti (si diceva che il beneficio fosse arrivato grazie ai signorotti locali), a tutti gli altri resta il ricordo di quando era davvero l’unico – insieme a quello poco più avanti di viale Colle degli Ulivi. Quarta stazione dunque del nostro viaggio, e ancora non siamo giunti all’altezza del centro di Nervi. Percorsa la discesa che porta verso “Le streghe” (dove ormai è presente un negozio di edilizia), superato il nuovo parcheggio pubblico – un’altra storia da raccontare iniziata nel 2004 e ultimata solo nel 2019 - si arriva alla fermata successiva: il semaforo di attraversamento all’altezza di via Lucchi, utile per i residenti in un tratto stradale dove l’attraversamento pedonale minava la sicurezza dei pedoni. Ma siamo già giunti al quinto stop.
Una volta ripartiti, a sinistra ci lasciamo la chiesa di San Siro ma nemmeno tempo di ingranare la seconda che già ci rifermiamo. Eccolo l’ultimo arrivato: regola il traffico modificato che ha cambiato il senso di marcia di via Campostano, l’arteria che passa davanti al sagrato della chiesa di Nervi. Dura un minuto esatto, ma per chi arriva da levante questo minuto viene moltiplicato per tutti quelli passati ad attendere un verde nei semafori precedenti. E i rossi e i verdi scorrono in continuità mentre il traffico verso corso Europa non defluisce. È colpa sua – il sesto della serie - se i pendolari trascorrono un tempo maggiore imbottigliati senza vie alternative? Anche, ma non solo.
E ancora non è finita. Poco sotto c’è l’ultimo degli stop, il settimo: quello che permette agli abitanti di viale Colle degli Ulivi grazie a un sensore sotto l’asfalto di immettersi sull’Aurelia. In uno dei punti più pericolosi dell’Aurelia intera, il bivio che da via Vosgi (ovvero la viuzza che parte da Piazza Duca degli Abruzzi) torna sull’Aurelia, dove hanno perso la vita – la maggior parte dei casi purtroppo compiendo una infrazione – moltissimi motociclisti. Anche per questa piccola via, dove gli automobilisti scordano troppo spesso di non poter girare verso ponente, è stato chiesto a gran voce per anni un semaforo. Sarebbe l’ottavo e non è detto che non arrivi, a 5 metri dal penultimo. La vita è un viaggio. Costellato da semafori rossi.
IL COMMENTO
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