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A cinque anni e dieci mesi dalla tragedia, alla soglia del sesto anniversario di quel maledetto 14 agosto, ore 11,36, la situazione delle autostrade ligure peggiora nella disseminazione dei cantieri infiniti. C’è come una moltiplicazione degli incidenti gravi che provocano vittime sempre più frequenti, al punto che tra un po’ la lista dei “caduti” nella voragine del Morandi sarà superata da quella dei caduti indirettamente provocati dai lavori incessanti e dagli errori di guida. Cambi di corsia, estenuanti code, situazione permanente di tensione alla guida, tentativi di uscita da trappole lunghe chilometri e chilometri, invasioni di rimbalzo nelle vie alternative, o la collassata Aurelia o perfino i passi montani per raggiungere il Piemonte, attraverso percorsi diventati in molti casi vie obbligate per salvare giornate intere……..

Spesso andare da Andora a Genova. o viceversa, richiede il tempo di un volo Milano-New York, con la differenza che in aria puoi vederti un film e ti servono da bere e da mangiare e alla peggio puoi dormire, sull’ Autofiori, ma anche sulla Milano Genova, via Serravalle o sulla Voltri Ovada, prima di Masone o sulla Savona Altare, ti bruci gli occhi sul fanalino dell’auto che ti precede e il piede sul freno, con l’unica alternativa di collegarti su radio 103,3, che non ti gratifica mai, almeno spiegando come è la reale situazione che stai vivendo….

Questa situazione procede oramai da anni e anni, non se ne vede la fine, ma semmai il rischio crescente, con tutti questi scontri tra Tir e auto ubriacate da chilometri in coda e spesso in corsia unica in un percorso di frecce che annunciano continui e persistenti restringimenti, innescando corse e rincorse per infilarsi nella corsia giusta. Con gli uomini con la pettorina gialla che lavorano sull’asfalto sempre più a rischio, sfiorati da Tir come cattedrali e da auto esasperate al primo spiraglio di non-coda.

Sarà oramai un problema minore rispetto a quanto stiamo vivendo in questa Regione “decapitata”, il presidente della Regione Toti ristretto ai domiciliari da un mese, l’ex presidente del porto Signorini in cella, il principale player dei trasporti Aldo Spinelli, anche lui costretto a casa e una inchiesta monstre, tanto ricca di pagine quanto di diverse interpretazioni, nella quale l’ipotesi di corruzione sembra oramai consolidata nella sua imputazione in un quadro accusatorio che trova riscontri negli interrogatori di tanti testimoni, fatte salve, ovviamente, le tesi difensive. Salvo clamorose sorprese questo reato arriverà fino al giudizio in Cassazione, mentre gli altri contestati, come il voto di scambio, potrebbero non reggere nel quadro istruttorio.

E’ un problema minore, quello autostradale, o per lo meno rinviato a soluzioni lunghe, che ora cambiano perfino scenario nel rimescolamento recente delle concessioni che cambiano titolari e, quindi, in qualche modo programmi.
Ma quello che resta è la realtà di una prospettiva infrastrutturale ancora appesa a queste autostrade, magari finalmente restaurate e rese sicure, ma non rinnovate, a queste Aurelie bis che procedono come lumache, a soluzioni alternative come la mitica Albenga Predosa , rimasta un foglio di carta in mano a qualche singolo amministratore di buona volontà.

Siamo in coda e nonostante questo l’overtourism avanza con le sue folle di clienti che imperterriti continuano a scegliere la Liguria, sopportando l’accesso autostradale che è come giocare alla roulette, quelle ferroviarie in lento miglioramento, e i numeri chiusi che saliranno sempre di più dalle Cinque Terre, a Portofino, domani magari alla Baia del Silenzio di Sestri e via andare.

In questa situazione, avvicinandoci al 14 agosto, sesto anno da quel giorno terribile e indimenticabile, vediamo il processo per rendere una giustizia sempre più tardiva rimpicciolirsi nell’attenzione generale, stretto in fondo dagli eventi epocali delle guerre e degli scandali, in un’attesa finale che sembra una lucina in fondo a una galleria buia, che non finisce mai.
Vediamo la catena delle responsabilità diventare un serpente che striscia, dalle notizie bomba sull’impero vacillante dei Benetton, ai cambi di strategia degli imputati principali, a incominciare da quel Giovanni Castellucci che ha deciso finalmente di parlare.

E così la tragedia del Morandi, che ha pure indicato nella sciagura e poi almeno nel suo riscatto. Un segnale fortissimo per questa terra, diventa come un capitolo riassuntivo di una fase molto più complessa della storia ligure, tanto che la sua “uscita” con la ricostruzione e l’invenzione di un “modello” genovese e ligure di ricostruzione appare come una circostanza importante nel processo stesso, che sta schiacciando la Regione, il porto, un pezzo del nostro territorio e coinvolgendo gli uomini di quel riscatto.
E questa ci sembra una distorsione grave, una confusione in una vicenda processuale che ha bisogno di ricerca della verità, di accertamento della responsabilità, netto e chiaro. A vantaggio certo della giustizia e, quindi, di chi è stato coinvolto e magari di chi ancora lo sarà.