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Il progetto di riforma costituzionale sulla separazione delle carriere fra giudici e pubblici ministeri, come accade spesso, torna d'attualità: “È nel nostro programma“ ribadisce il ministro alla Giustizia Carlo Nordio. Adesso il Guardasigilli intende perseguirlo con determinazione e realizzarlo addirittura entro i prossimi 6 mesi. La separazione delle carriere richiede una revisione costituzionale osteggiata dall’Anm, l’Associazione nazionale magistrati, secondo cui tale riforma “è un pericolo per la democrazia“.

Nordio ha tutta l’intenzione di portare avanti anche le pagelle per i magistrati. e “faccio presente che il giudizio viene dato dagli stessi magistrati del Consiglio superiore della magistratura senza nessuna interferenza del potere esecutivo. C'è anzi una estensione di garanzia nei confronti dei magistrati”.

Il braccio di ferro è già partito. Luigi De Magistris, ex pm e sindaco di Napoli oggi leader di Unione Popolare non ci sta: “E' un provvedimento che colpisce l’autonomia e l’indipendenza del magistrato trasformandolo in un burocrate, più attento ai numeri, alla statistica e al timore di sanzioni disciplinari. Ma è solo l’ultimo atto di un’azione cominciata tanto tempo fa. Il centrodestra vuole controllare i magistrati”.

Ecco qui che, come era scontato che fosse, entra in gioco la politica. "Queste valutazioni minano l’indipendenza del magistrato perché possono portare a sanzioni disciplinari anche in modo molto discrezionale. Ed è tutto in linea con una gerarchizzazione sempre più forte degli uffici giudiziari, che ovviamente piace al potere politico perché è più facile controllare alcuni magistrati che controllarli tutti" continua De Magistris.

Ma Nordio non si ferma alle pagelle e pensa anche ai test psicoattitudinali dei magistrati spiegando che non ci deve essere “nessuno scandalo nel ritenere che chi svolge una mansione estremamente importante possa essere sottoposto a un esame psicoattitudinale”. Il ministro ha specificato che ovviamente si tratta di una “materia complessa” e che pertanto va “concordata anche con il Csm, gli ordini forensi e quelli accademici”.

Insomma la tanto attesa riforma della giustizia sembra proseguire. Tra mille ostacoli, come sempre. Un aiuto può arrivare anche dalla tecnologia utile e necessaria per velocizzare una macchina troppo ferma con processi che durano anni. Proprio la lentezza dei processi e l'incertezza del diritto sono due grandi mali della giustizia italiana. Ci sono tre milioni di cause giacenti con un danno al Pil di circa tre punti all'anno. Il tempo è scaduto, già da un po'.