L'ipotesi di educare i giovani ai sentimenti, emersa nel dibattito nazionale dopo l'ultimo eclatante femminicidio, quello della povera Giulia massacrata dal fidanzato, appare ai miei occhi come una delle tante sparate che pullulano quando la politica cerca soluzioni facili a problemi complessi.
Per educare, esercizio di per sé difficilissimo, bisogna prima intenderci sul significato di ciò che si vuole insegnare e nel nebuloso campo dei sentimenti umani o, come qualcuno dice, dell'amore, mi pare che sia difficile trovare consenso unanime.
Il secondo attributo per una buona educazione è poi la presenza di un sistema educativo preparato ed efficace: e se non ho dubbi che gli insegnanti italiani siano bravissimi a discettare di algebra e lettere classiche, trovo che sia molto meno scontato che la scuola italiana disponga di un esercito di professori che sia in grado di maneggiare la scottante materia dei rapporti interpersonali. Felice di sbagliarmi ma tra matrimoni naufragati e relazioni complicate, tendo a credere che i nostri prof siano tanto incasinati quanto tutti noi in questo specifico ambito.
Troverei invece molto più sensato se il ministro Valditara volesse promuovere un'iniziativa per portare nelle classi un altro tipo di insegnamento che mi sembra molto più utile allo scopo di non spingere le persone ad ammazzarne altre: un bel corso di Galateo.
Quello che spesso appare come un vetusto insieme di regole astruse, la cui conoscenza permette di capire come sistemare le posate una volta finito un pranzo (già che ci siamo, vanno poste parallele al centro del piatto!) è invece il pilastro su cui si basa una società civile: più forte del codice penale, scritto da politici e sostenuto dal timore di una pena, il galateo è l'insieme dei comportamenti che noi tutti riteniamo corretti ed è difeso dalla vergogna che ciascuno dovrebbe provare nel violarlo.
Se il giovane Filippo, al netto dei problemi psicologici specifici che sono spesso alla base dei comportamenti aberranti, avesse conosciuto i limiti imposti dalla correttezza formale non si sarebbe mai spinto al punto da mettere a disagio l'oggetto del suo amore. E qualora, in qualche circostanza, la potenza di un sentimento malato lo avesse portato a un comportamento sbagliato, come per esempio riempire il telefono della ragazza di messaggi o seguirla ossessivamente per convincerla a riprendere una relazione con lui, se ne sarebbe vergognato e si sarebbe, forse, fermato.
Sentimenti come l'odio, l'ira o l'invidia non si possono gestire socialmente: ognuno di noi deve lavorare su sé stesso per venirne a capo e pensare che la scuola possa insegnarci a farlo è puerile. Sono le regole sociali, i limiti che riteniamo utile fissare per costruire un mondo civile, che devono essere conosciute e introiettate.
Si pensi allora, assieme all'educazione civica (cosi assente dagli orizzonti mentali dei nostri contemporanei) a spingere i giovani a capire il perché i buoni comportamenti sono così importanti. Si insegni a rispettare il sacro e inviolabile diritto che ognuno ha di decidere chi e quando frequentare, si spieghi ai ragazzi che il rispetto nei confronti di una donna non si esprime solo mandandole dei fiori e aprendole una porta ma, soprattutto, rispettandola accettando le sue decisioni, proteggendola senza spaventarla, aiutarla senza prevaricarla.
Nel galateo, nelle buone maniere, si trova la chiave per essere individui e quindi anche uomini migliori. Portate questi concetti nelle classi: contribuirete a creare una società migliore e, ne sono convinto, a limitare i comportamenti più deteriori. La cronaca ci dice che è questa una vera urgenza nazionale.
IL COMMENTO
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