
Uomo di mare dalla vita avventurosa e complessa, sbarcando per primo nel Nuovo Mondo per conto della Corona di Castiglia, l’emigrante genovese Cristoforo Colombo compie un gesto fondamentale destinato a collocarlo in una particolare dimensione.
In effetti, nelle culture di ogni luogo e di ogni tempo, il navigatore che prende il largo su rotte sconosciute per esplorare il mondo, l’inventore di nuove terre assume nella memoria collettiva una duplice fisionomia.
L’uomo senza il quale la ‘scoperta’ non esisterebbe entra subito a far parte non solo della memoria razionale e documentaria ma anche della coscienza e della memoria collettiva, nella quale, assai più del fatto storico, imperano l’eternità del mito, del rito, del gesto fondatore e insieme la memoria dell’uomo eroe che lo ha compiuto.
È tra questi miti, che la società riconduce costantemente alle sue necessità, alle sue esperienze, ai suoi desideri, che ancor oggi, pur tra tante polemiche, va collocata la figura di Cristoforo Colombo.
Gabriella Airaldi, docente universitaria
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