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Poche settimane fa aveva rifiutato la corte dello Spezia, dove avrebbe voluto portarlo Riccardo Pecini. E la scorsa estate si era sottratto anche all’ipotesi di un ritorno alla Sampdoria, già allenata dal 2016 al 2019. Adesso, invece, in una situazione di forte difficoltà, Marco Giampaolo ha accettato di tornare a sedersi sulla panchina blucerchiata proprio in vista dello scottante derby ligure in programma domenica alle 15 al “Picco”. Destini che si intrecciano, storie che riemergono. D’altronde, se i talebani hanno ripreso il potere a Kabul, non si comprende perché Il talebano non potesse riprendere ad occupare il suo posto nella Samp.

La battuta, anche un po’ irriverente considerata la profonda differenza tra le due vicende, serve solo a sottolineare come Marco Giampaolo risulti stranamente divisivo nella tifoseria sampdoriana, una cui parte a suo tempo gli aveva appioppato sui social questo appellativo, la cui “onorabilità” abbiamo potuto riconstatare da vicino quando i veri talebani sono tornati in Afghanistan. La Gradinata Sud lo ha sempre apprezzato, incoraggiato e sostenuto, definendolo un maestro. Il resto del pubblico molto meno.

E, agli occhi di scrive, pur nel rispetto delle opinioni altrui, questo atteggiamento ostile appariva ed appare incomprensibile: Marco Giampaolo nella Sampdoria ha ottenuto due decimi ed un nono posto, ha dato un’identità precisa alla squadra, vincendo partite importanti contro le “grandi” e valorizzando al massimo calciatori che poi si sono rivelati tutto tranne che fenomeni (ne cito cinque: Schick, Praet, Torreira, Skriniar ed Andersen) consentendo così alla Sampdoria di alimentarsi economicamente. In più è recordman di vittorie nei derby (quattro su sei, senza sconfitte) ed una persona per bene, il che non guasta. Ci sono state anche cadute, sotto la sua gestione, ma il saldo finale è sempre stato con il segno +.

Ecco perché personalmente gli riservo un Bentornato Marco, ben sapendo (come sa lui stesso) che i subentri non sono la sua specialità ed il suo impianto di gioco ha bisogno di tempo per attecchire. Ma se Marco Lanna ha puntato su di lui e lui ha accettato di rimettersi in discussione nella Sampdoria, anche a costo di un ridimensionamento economico, significa che le motivazioni sono alte e soprattutto forti.

Certo in questa fase probabilmente anche Giampaolo dovrà limare il suo apparente integralismo per trovare l’abito più adatto ad una Sampdoria disordinata. A parte Verre, che peraltro va a strappi, al momento alla rosa manca tra l’altro un trequartista degno di tale nome per consentirgli di portare avanti il suo modulo prediletto, il 4-3-1-2. Potrebbe essere Damsgaard, ma i tempi di recupero si annunciano lunghi ed incerti mentre il mercato non si sa che cosa riserverà.

Ma non è questo il momento per discettare di tattiche e fanta operazioni. Bisogna restare ancorati alla realtà e, possibilmente, alla Sampdoria, stringendosi anche al suo “nuovo” allenatore, senza infangare quello vecchio, Roberto D’Aversa, che ha dovuto gestire un momento delicato tra l’arresto del presidente, infortuni assortiti e via vai di dirigenti. Marco Giampaolo conosce l’ambiente, potrebbe possedere la chiave per spremere le ultime energie dall’immalinconito e malconcio Quagliarella, per ricompattare l’ambiente e trovare la strada verso una salvezza tutt’altro che impossibile, almeno se non andranno via i pezzi migliori.

Per poi eventualmente cominciare un nuovo ciclo, con una proprietà diversa e magari più ambiziosa, come Marco sognava prima di lasciare Genova e la Sampdoria, a cui è sempre rimasto legato, lui uomo di mare e di sentimenti sinceri. Prima di Giampaolo gli allenatori di ritorno alla Sampdoria erano stati Bersellini e Boskov: entrambi centrarono i rispettivi obiettivi. Migliore augurio per lui non potrebbe esserci.