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Una delle più grosse balle della politica, pari a quel ritornello che dice che i programmi sono più importanti dei nomi dei candidati è sostenere che le elezioni locali non abbiano peso sulla politica nazionale. Tutti gli appuntamenti con le amministrative, dalla caduta del fascismo, hanno più o meno condizionato la politica a seguire. Anzi a volte persino troppo.

Questa premessa, per ribadire che i ballottaggi di oggi e di domani condizioneranno i rapporti delicati all’interno della maggioranza di centrodestra al governo, così come segneranno le sorti della nuova segretaria del Pd, che, come sottolineava correttamente pochi giorni fa la politologa Nadia Urbinati, non ha un “collettivo” che la sostenga e collabori con lei. Insomma, è sola o quasi. Come è sola la Meloni.
Quindi evidente che i risultati di queste ore avranno ricadute forti anche sulla situazione politica locale. Quella ligure, per esempio, dove la destra con un po’ di centro va avanti ormai da anni, rafforzata dalla personalizzazione delle liste civiche, mentre la sinistra fatica per usare un eufemismo, per l’assenza di nomi nuovi e catalizzanti.

In breve: quello che succederà, per esempio, a Sestri Levante, roccaforte della sinistra (potremmo addirittura dire del vecchio Pci!) nella riviera di levante, non potrà non provocare, muovere, stimolare scelte definitive e risolutive nel partito di Elly Schlein che, proprio dove ha governato per dieci anni, è in ballottaggio con il centrodestra. Come dire, magari esagerando un po’, ma nemmeno troppo, che il domani locale del Pd o dell’ alleanza di centrodestra si gioca proprio intorno alla Baia del Silenzio. Se rivincesse il Pd la dirigenza locale avrebbe buone chances per prepararsi alla grande sfida delle Europee e poi delle Regionali, altrimenti dovrebbe fare le valigie. Viceversa se vincesse il centrodestra assegnerebbe alla coalizione che governa la Liguria un assist importante per il futuro, più con un’anima civica che di partito.

Idem il ruolo di Ventimiglia dove il centrosinistra tenta di riprendersi il Comune perduto e passato al centrodestra e infine commissariato.
Certo che in questi ultimi anni ci sono stati capovolgimenti curiosi e imprevedibili che si sono, soprattutto, manifestati a Genova, nei quartieri dove la tradizione politica disegnata dalla storia degli ultimi quarant’anni è finita male e a volte malissimo.

Lo ricordavo qualche sera fa, in occasione della festa a sorpresa per gli ottant’anni di Mario Margini, leader storico del Pci-Ds, nell’atmosfera molto accogliente dei Giardini Luzzati, con un antico esponente comunista. “L’avresti mai immaginato che….”. La frase è cominciata così mentre Margini raccontava che il partito di Berlinguer (e prima di Togliatti) stava con i deboli e gli operai. “Mentre ormai…” continuava il vecchio militante. Lo aveva ribadito poche ore prima Massimo D’Alema a Savona dove aveva celebrato l’intitolazione dei Giardini del Prolungamento proprio a Berlinguer. Presto se ne parlerà con particolare autorevolezza quando verrà finalmente ricordato il ruolo di Palmiro Togliatti nella scrittura collettiva della Costituzione.
Con Claudio Burlando, poi, si chiacchierava sui nomi nuovi e su quelli del passato. E il “presidente” ha tirato fuori la divertente lezione di Aldo Tortorella, storico dirigente del Pci che fu a Genova vicedirettore dell’”Unità” dopo la Liberazione.

La sintetizzo e mi scuso se non è proprio precisa. Dunque spiegava Tortorella a Burlando giovane dirigente, (era il 1989 quando Burlando trentacinquenne in pochi giorni fu eletto segretario di Genova e nel comitato centrale e in una direzione di 40 membri, non 200) che nel Pci si entrava per cooptazione. Un dirigente cooptava un altro più giovane, ma sicuramente con qualità minori delle sue, per non rischiare di essere sorpassato. Questi, una volta entrato nel partito avrebbe cooptato un altro più giovane, sempre con la caratteristica che possedesse qualità minori del cooptante. E il risultato? “Che arrivati a un certo punto, il gruppo dirigente a furia di cooptare persone scarse non è più in grado di discernere e per sbaglio sceglie uno bravissimo! Allora questo viene pomposamente chiamato: rinnovamento. Mentre era soltanto uno sbaglio….”. Come dire che se dimostrerai di essere bravo….sappi che ti hanno scelto….per errore!

L’operazione rinnovamento o cambiamento è sempre più difficile, non solo nella sinistra, perché non ci sono scuole di partito o di politica come accadeva prima. Ricordiamo per cambiare chiesa, come funzionava nella poliedrica Dc con le parrocchie, l’Azione Cattolica, i sindacati eccetera. La politica – ha sottolineato D’Alema nell’intervista a Primocanale – è una cosa seria e bisogna essere preparati per farla bene.
Appunto. Ecco l’ attualità della lezione di Tortorella. Con sbaglio annesso….