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L’ho riascoltato due o tre volte per essere sicuro di avere capito bene le parole di Paolo Emilio Signorini, presidente del Porto di Genova, l’altra sera a “Terrazza Incontra” su Primocanale. Alla domanda di Paolo Pessina: quale è il suo sogno per la città futura, cioè per quella che verrà lasciata i nostri giovani, così cambiata così modificata? Signorini ha risposto: “Il mio sogno è un edificio iconico, un monumento per la città del terzo millennio. Non ce l’ha. Penso a che cosa è stata la Tour Eiffel per Parigi, ecco un monumento che rappresenti Genova, che la identifichi negli anni Tremila. Il sindaco ha fatto molte cose certamente più importanti. Ma io sogno un qualcosa di iconico per cui si dica: ecco quella è Genova?”. Subito Bucci a risposto: “Quando ero in America e qui si parlava di tunnel sotto il porto o ponte sopra io avevo immaginato un ponte sul porto come quello di Brooklyn. Un ponte che univa la Lanterna alla Foce e dunque vecchia Lanterna e nuovo ponte sarebbero diventate le icone della città futura. Ma il ponte fu bocciato. C’è la Lanterna e ci sarà il tunnel che passerà sotto le acque, i moli e le navi del porto” e Maurizio Rossi, editore di Primocanale ha aggiunto: “Questo simbolo potrebbe essere il nuovo Waterfront di Levante”. Giusto, immaginandolo non come un’isola staccata dal resto della città nonostante la magnifica idea di Renzo Piano di circondare l’area di canali navigabili, ma come un pezzo di città nuova.


Però Signorini insisteva sull’edificio-monumento, quella cosa che si vede magari anche da lontano e vedendola si dice subito, senza esitazione: ecco, quella è Genova!.
Non è una sciocchezza. E’ un ragionamento che ha una sua logica. Anni fa, ricordo bene, aprimmo sui giornali un dibattito quando proprio Piano costruì dentro il porto antico il Bigo. Questo strano oggetto metallico, con molte braccia, a galleggiare in messo alle acque dello scalo. La domanda rivolta in primo luogo ai genovesi era: il Bigo diventerà il nuovo simbolo della Genova del Terzo Millennio? Soppianterà la Lanterna dei naviganti? Devo dire se ben ricordo che la risposta corale fu un secco. No.
Ma oggi la ripetuta questione sollevata con il sogno raccontato da Signorini che, francamente non mi pare un signore con la testa fra le nuvole, è un segno iconico, quello che lui identifica con il termine “edificio/ monumento”. Allora rilancio la questione che potrà a molti sembrare di lana caprina. Non lo è assolutamente.  La Lanterna può ancora essere l’icona di Genova anche nel Terzo Millennio. Ma che cosa potrebbe esserlo sennò? Che tipo di “edificio” o che tipo di “monumento”?


Qualcuno potrebbe rispondere, con qualche ragione: c’è il Ponte di San Giorgio. Più esemplare e iconico di quello che cosa ci potrebbe essere oggi? In fondo rappresenta una città che ha voluto rispondere subito e sapientemente a una tragedia immane che avrebbe potuto oltre alle vittime umane, stroncare il futuro di una città. Invece i genovesi tutti hanno saputo reagire. E Renzo Piano, un grande genovese, ha disegnato il simbolo di una comunità che pensa al futuro. Va bene così? O invece ci sono idee diverse?