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Ma come accade coi papi, anche con i Re, quando ne muore uno se ne fa un altro: il Re è morto, viva il Re!
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GENOVA - La morte della Regina Elisabetta II ha prodotto un mare di cordoglio in tutto il mondo: in 70 anni di regno, Sua Maestà ha contribuito a scrivere tutte le pagine del secolo ventesimo, dalla Seconda Guerra Mondiale, all’incubo nucleare, la contestazione giovanile, la Thatcher, Tony Blair fino ai giorni nostri. Una colonna su cui hanno poggiato molte generazioni di inglesi e anglofili.

Ma come accade coi papi, anche con i Re, quando ne muore uno se ne fa un altro: il Re è morto, viva il Re! Pensare a un mondo senza Elisabetta, che a Genova abbiamo avuto l’onore di conoscere di persona nel 1980, risulta difficile dopo che per tutti questi anni abbiamo sovrapposto la sua immagine a quella della corona; si è persino arrivati a dire, scherzando ma non troppo, che al mondo ci fossero cinque regine, Elisabetta e le quattro delle carte. Ecco perché il compito di Carlo III, Principe di Galles (e quindi erede al trono) da tutta la vita, è più impossibile che difficile. Vista la sua età e l’ingombro del predecessore, Carlo non potrà essere altro che un Re di transizione, in attesa di passare il testimone al figlio William.

Ma visto che per qualche anno, gliene auguro molti, dovremo confrontarci con la sua figura, non è sbagliato cercare di approfondire la personalità del nuove, completamente misconosciuta in Italia. Non mi è mai capitato di sentire un qualche notista, fatta forse eccezione per lo storico corrispondente Rai Antonio Caprarica, capace di spiegare davvero chi sia Carlo d’Inghilterra, noto sulle nostre coste soprattutto per il suo rapporto burrascoso ma fiabesco con Lady Diana.

In Italia Carlo è lo ‘scemotto’ infedele che alla bellezza eterea di una delle donne più affascinanti del mondo preferiva le corse di cavalli con la signora Camilla Parker Bowles: donna sposata, peraltro, al punto da continuare a essere nota con il cognome del marito. Eppure Carlo è molto più di questo. Ed è anzi proprio questo ‘di più’ a rappresentare oggi un ostacolo e una sfida nel suo nuovo ruolo all’apice del Regno Unito e del Commonwealth.

Perché se la Regina Elisabetta, in tutta la sua vita, non ha mai espresso una pubblica opinione su nessun argomento (al punto che lo ‘small talk’ di Sua Maestà è proverbiale, qualche parolina sul nulla per compiacere l’interlocutore), Carlo è al contrario un attivista, a suo modo un politico, schierato radicalmente su alcune posizioni.

Il nuovo Re è in primo luogo un ambientalista, impegnato da anni nelle campagne di conservazione della foresta amazzonica, vicino a tutte le organizzazioni che combattono i cambiamenti climatici; è vicino al mondo della sostenibilità alimentare, al punto che ha riconvertito alcune delle sue tenute per produrre alimenti organici che sono commercializzati sotto il marchio ‘Duchy Originals’, di proprietà dello stesso Carlo.

Sarà facile per lui rapportarsi con le potenti lobby del petrolio o del carbone o di altri settori inquinanti, ora che è divenuto il loro Re? La risposta è certamente no, ma è lecito aspettarsi che Carlo, fin dal suo discorso di insediamento, sappia essere all’altezza del suo nuovo incarico.
L’ormai ex Principe di Galles è un uomo rigorosissimo del rispetto della grammatica regale: saprà calarsi la corona sulla testa con la stessa precisione con cui ha viaggiato ai quattro angoli della terra per incontrare i sudditi.

In procinto di partire per l’Australia, per esempio, ha chiesto al suo sarto londinese, Anderson & Sheppard, di confezionargli un abito in pura lana australiana in segno di profondo rispetto per la cultura e la tradizione locali. È poi un uomo estremamente attento al risparmio (come lo era sua madre): lo si è visto spesso con le scarpe rattoppate, a dimostrazione della sua attenzione per l’economia circolare. Atteggiamento che gli sarà utile in questi anni di crisi: in questo senso potrà fungere da esempio.

Inoltre Carlo è certamente preparato: quando ha sentito pronunciare la frase "The London Bridge in down", nel contenuto dolore britannico, ha certamente ricordato tutto ciò che ha imparato in una vita passata in sala d’attesa: e ora è pronto a mostrarsi al mondo. Lunga a vita a Re Carlo!

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