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GENOVA - Anche se i calciatori solitamente dichiarano che le situazioni societarie non influiscono sulla squadra, non è vero. E posso dirlo perché ci sono passato quando giocavo. Intanto, nello spogliatoio speri sempre che arrivino facce nuove, in grado di dare un contributo più importante rispetto a quello che si ha.
La Sampdoria poi proviene già da una situazione difficile l’anno scorso, sebbene abbia dimostrato di potersela giocare avendo qualche giocatore di valore, soprattutto là davanti.

Però, non disponendo della sicurezza e della stabilità societaria, possono accadere episodi arbitrali come quello con l’Atalanta, dove non c’è stata una situazione in cui poteva trattarsi di un fallo da valutare, bensì l’intervento scorretto proprio non si è verificato. E oltre all’occhio umano, che può sbagliare, c’era anche quello tecnologico a dare supporto inequivocabile.

Attenzione, questo non deve diventare un alibi e la Sampdoria vista sabato scorso è sembrata una squadra attenta e determinata, capace di emarginarsi dall’esterno e di restare compatta. Ma la concentrazione sulla partita non può restare viva a lungo se le questioni del club non vengono risolte. Ecco perché attribuisco grande importanza a questo aspetto, oltre a quello tecnico.

Contro la Juventus può comunque succedere di tutto. Mi aspetto l’esordio di Villar, di lui mi ha parlato bene Lillo Foti, vice di Mourinho alla Roma: può essere l’uomo che detta i tempi e che verticalizza il gioco. Sarà una partita difficile, per vincere o fare punti la Samp deve dare il meglio di se stessa, il 150% e sperare che gli avversari possano snobbare inconsciamente l’impegno o essere in una giornata storta.

Il fatto di giocare in casa rappresenta un vantaggio, la spinta del pubblico può aiutare a colmare il gap tra le due squadre. Certo è che i tempi sono molto cambiati rispetto a quando giocavo io. Oggi i tifosi sono più tranquilli e ti lasciano stare: quando vinci o perdi non cambia nulla. E a questo un giocatore si può adeguare e non sempre è un bene. Quando sei contestato, sempre nei limiti della civiltà ovviamente, se hai carattere sei portato a reagire, a dare di più, a non accomodarti. Un po’ di sano pepe può aiutare.

È il bello del calcio, perché dalla critica puoi passare agli elogi, sei gratificato, significa che hai fatto progressi ed un passo in avanti e alla fine di questo percorso matura la sintonia vera con il tuo pubblico.

Perché poi, parliamoci chiaro, la squadra è dei tifosi: le proprietà, i presidenti e i dirigenti passano, i calciatori anche, i tifosi invece restano sempre.