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"Il Centro è di tutti". "Ho portato sul palco la visione dei sette anni di governo in Liguria". Fra le tante, sono queste due le frasi che più mi hanno colpito dei ragionamenti del governatore Giovanni Toti in queste ore. La prima l'ha pronunciata a Roma, nel presentare il nuovo soggetto politico Italia al Centro. La seconda l'ha vergata ventiquattro ore dopo, in una nota a commento di quanto avvenuto sabato.

Perché sono così importanti quelle frasi? La prima sarebbe una ovvietà, ma dopo che Berlusconi ha rivendicato quello spazio politico per la sua Forza Italia non è più così scontata. Che l'ex Cavaliere stia al Centro non v'è alcun dubbio, ma certo non è il depositario di quella posizione. Anzi, storicamente si può affermare senza tema di smentita che la maggioranza degli italiani stia al Centro. La novità è che oggi Toti prova a dare a ciò la dignità di una collocazione politica aperta, senza mostrare di indulgere a tentativi monopolisti. Ma, soprattutto, ecco la famosa "agenda Draghi", una lista abbastanza lunga di cose da fare nel segno di valori condivisi.

Quando si parla di "agenda Draghi" non si dice "Draghi" tout court. Il  governatore ligure, cioè, non sembra iscriversi fra coloro che vorrebbero l'ex capo della Bce ancora alla guida del governo anche dopo le prossime elezioni politiche del 2023. Tuttavia vuol fare le cose che Draghi ha a più riprese spiegato che bisogna realizzare se si vuole rilanciare il Paese.

E qui arriviamo all'altra frase di Toti, quando spiega che ha portato sul palco di Roma la "visione" dei suoi sette anni, finora, alla guida della Liguria. Molte cose le ha fatte, non si può negare. Alcune non gli sono del tutto riuscite, in particolare sul versante della sanità, però non c'è dubbio che ha amministrato la regione appunto nel segno di una "visione". Giusta, sbagliata, rivedibile: ognuno dia il giudizio che crede, ma ritengo che nessuno possa contestare al governatore di non avere avuto dei fari a guidare la sua azione.

Sono quelli che lui traduce nell'Italia al Centro e che stanno alla base di una progetto politico ambizioso. Ai limiti del velletario? Questo ancora non lo si può sapere. Toti, però, non faccia torto alla sua e alla nostra intelligenza: la "agenda Draghi" è importante, importantissima, ma più ancora lo sarà la capacità del Centro di darsi un leader. E qui c'è un problema, perché i galli nel pollaio sono tanti: lo stesso Toti, Berlusconi, Renzi, Calenda, Brugnaro.

Passati gli anni della Democrazia cristiana, si è rivelato finora impossibile ricreare un soggetto capace di aggregare tutte le forze del centro politico. Questa volta una possibilità in più potrebbe esserci, ma bisogna che rapidamente si dica chi farà il leader di questo "partito". Gli altri non è che devono sparire, però dovranno adattarsi al ruolo di "capicorrente", ben sapendo che esiste una ragione superiore da riconoscere. Soprattutto nei momenti di conflitto interno. La forza della Dc, in fondo, fu proprio questa. I nuovi centristi ne saranno capaci?