Secondo gli scenari climatici dei prossimi 50 anni il Levante della Liguria osserverà un aumento del 15-20% della probabilità del verificarsi fenomeni temporaleschi capaci di mettere in crisi i bacini presenti nella zona. È questo uno dei dati più preoccupati che emerge dallo studio portato avanti dalla Fondazione Cima sul futuro climatico della Liguria. "Andremo sempre di più incontro a eventi estremi come quei temporali forti e organizzati che hanno abbiamo verificarsi nell'area genovese, sulle Cinque Terre e recentemente anche nel finalese. Avremo sempre più un'alternanza di giornate con piogge intense con giornate senza acqua" spiega Luca Ferraris, presidente della Fondazione Cima, ente di ricerca che si occupa dello studio, della previsione e della prevenzione dei rischi legati ai cambiamenti climatici.
La grandinata che sabato ha colpito l'area tra Arenzano e Varazze ha creato danni alle coltivazioni dell'entroterra e non solo. Per quanto riguarda le cumulate di pioggia caduta sul terreno l'ultimo anno è stato uno dei più piovosi registrati. Le centraline Arpal sparse sulla Liguria hanno evidenziato che il 2024 è stato il quarto anno più piovoso a Genova con 1211.2mm, terzo a La Spezia con 1188.2mm e secondo a Imperia con 906mm. In assoluto la centralina più bagnata è stata Urbe Vara Superiore (Sv) con 3165.6mm, seguita dai 3045.8mm di Cuccarello (Sp) e dai 2869.2mm di Cichero (Ge).
L'aumentare de fenomeni brevi ma intensi mette in evidenzia il rischio come spiega Francesca Giannoni, dirigente dell’Unità operativa Clima Meteo Idro-Arpal: "In questo senso la tecnologia e l'intelligenza artificiale possono essere d'aiuto soprattutto nel processare al meglio la grande quantità di dati che oggi possiamo registrare". Altro problema riguarda il caldo. I valori massimi misurati in Liguria nella scorsa estate si sono registrati nello spezzino quando il 10 agosto a Castelnuovo Magra (Sp) il termometro è salito fino a 40,1 gradi.
Spesso si parla di cosa potrebbe imparare la Liguria da altre situazioni. Su questo il presidente della Fondazione Cima punta verso Sud: "Dai paesi dell'Africa possiamo imparare come convivere con i rischi legati al caldo e alla siccità. Da loro possiamo apprendere quali azioni possono essere messe in campo per convivere. Ad esempio in Italia siamo i consumatori maggiori di acqua in Europa, parliamo di 230 litri abitante al giorno contro una media europea di circa 100 litri. Serve un consumo più occulato, per i cittadini ma anche in qualsiasi settore, questo va fatto prima che inizioni le guerre per l'acqua" conclude Ferraris.
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IL COMMENTO
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