Attualità

Secondo gli inquirenti uno dei responsabili avrebbe gestito il traffico di droga dal carcere di Marassi grazie ad alcuni criptotelefonini
1 minuto e 30 secondi di lettura

GENOVA - "Non si perda ulteriore tempo, le carceri – tutte! – vanno schermate all’uso indebito di cellulari, come chiediamo da anni". Lo dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, dopo l'operazione svolta dai Ros dei carabinieri di Genova, supportati dai militari dell'arma territoriale, che ha portato a 20 arresti tra Liguria, Calabria e l'estero per traffico di internazionale di cocaina e detenzione illegale di armi.

Secondo gli inquirenti uno dei responsabili avrebbe gestito il traffico di droga dal carcere di Marassi grazie ad alcuni criptotelefonini. L'immobiliarista Gabriele Puleo avrebbe ricevuto dal suo ingresso in cella nel 2015 sei telefonini di cui 4 criptati. Con questi comunicava col suo braccio destro Marco Cuomo, mentre col padre Vincenzo Puleo (che faceva il tesoriere dell'organizzazione) comunicava anche tramite fogliettini passati durante i colloqui. I telefonini servivano anche a fare le videochiamate alla mamma e alla nonna, oltre che ad organizzare i traffici.

Introdurre o possedere illegalmente un telefono cellulare in carcere costituisce reato, punito da 1 a 4 anni di reclusione. "L’introduzione del reato nel nostro Codice penale, purtroppo, non ha sortito gli effetti sperati; l’unico deterrente possibile rimane la schermatura degli istituti per rendere inutilizzabili i telefoni - continua Capece -. La situazione è ormai fuori controllo. È necessario un intervento urgente per dotare le carceri di sistemi di schermatura efficienti e per contrastare efficacemente l'introduzione di telefoni cellulari all'interno degli istituti penitenziari".

Il Sappe denuncia ormai da tempo "la situazione insostenibile delle carceri della Liguria, aggravatasi anche da quando Genova non è più sede autonoma del Provveditorato regionale ma dipendente da Torino".

"Chiediamo ai vertici del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria a che punto è il progetto di schermatura degli istituti, proprio per neutralizzare l'utilizzo dei telefoni cellulari e scoraggiarne l'introduzione - conclude -, garantendo così quella prevenzione che, in casi di questo tipo, può risultare più efficace della repressione".