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Il Fondo per combattere le malattie alimentari era stato istituito nel 2021 e finanziato con 25 milioni di euro tra il 2022 e il 2023
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GENOVA - Non si placa la polemica sul taglio dei fondi per il contrasto dei disturbi alimentari apportato nella legge di bilancio approvata dal governo di Giorgia Meloni. Il Fondo per combattere le malattie alimentari era stato istituito nel 2021 e finanziato con 25 milioni di euro tra il 2022 e il 2023. L'esecutivo, nei giorni scorsi, aveva fatto sapere che sta provando a reperire le risorse per confermarlo, ma a oggi gli investimenti risultano azzerati.

Per protestare contro questo taglio sono numerose le associazioni che stanno organizzando una giornata di mobilitazione, da Nord a Sud, per venerdì prossimo, 19 gennaio. "Scendiamo in piazza perché di disturbi alimentari si muore, oggi più di ieri" è lo slogan che animerà le piazze italiane. I casi dopo il covid sono triplicati e serve un intervento immediato, per non ritrovarsi nel tempo senza risorse per sopperire alla malattia.

A mobilitarsi anche il Movimento Lilla, insieme all'Unione degli Universitari, alla Rete Studenti Medi e a Chiedimi Come Sto, che scenderanno in piazza il 19 gennaio in tutta Italia, chiedendo una vera progettualità. "Si chiede qualcosa che vada oltre un fondo che, in ogni caso, oggi non c'è più" si legge nel comunicato. Il Fondo per il Contrasto dei Disturbi dell’Alimentazione e della Nutrizione non è stato rinnovato nell’ultima legge di bilancio. Questo significa che all’interno del S.S.N. ci saranno sempre meno posti per la cura, sempre meno professionisti sanitari, sempre meno luoghi dedicati alla cura dei disturbi alimentari.

"Il Fondo doveva essere un cerotto per arginare l’epidemia in atto, un ponte che doveva traghettare verso la vera soluzione. Progettare vuol dire guardare lontano, contando su investimenti continui che invece sono stati tranciati. Avere questa continuità negli investimenti avrebbe generato continuità e possibilità terapeutica anche in territori di prossimità. Col taglio si genereranno solo pericolose interruzioni terapeutiche. Le liste d’attesa – che già arrivano a un anno – aumenteranno. Perché non c’è una politica che abbia investito nella tutela della salute mentale e fisica dei suoi cittadini e cittadine. Investire nella cura di queste malattie vuol dire investire nella vita di generazioni che rischiano di essere malate a lungo termine. O di morire prematuramente per malattie curabili" si legge nella nota degli studenti.

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