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Questo mercoledì 6 dicembre nuovo incontro dei vertici di Acciaierie d'Italia (ex Ilva). Da una parte Arcelor Mittal che detiene il 62% delle quote dall'altra Invitalia, controllata dallo Stato, con il suo 38%.
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GENOVA - Questo mercoledì 6 dicembre nuovo incontro dei vertici di Acciaierie d'Italia (ex Ilva). Da una parte Arcelor Mittal che detiene il 62% delle quote dall'altra Invitalia, controllata dallo Stato, con il suo 38%. Mittal sembra non voler mettere altre risorse per rilanciare la produttività siderurgica, lo Stato potrebbe ribaltare le percentuali prendendosi la maggioranza di Acciaierie d'Italia (Leggi qui). I due precedenti incontri non hanno dato esito, due fumate nere che non hanno dato risposte alle richieste dei lavoratori di rilancio della produzione.

Sulla questione arriva il commento del coordinatore nazionale siderurgia Fim Cisl Valerio D'Alò e del segretario generale di Fim Cisl Liguria Christian Venzano: "Il governo sta continuando a dimostrare di non avere le idee chiare sulle diverse strade da percorrere, ci sono diversi ipotesi tra cui quella, sostenuta dalla FIM Cisl che i fondi già immessi da Invitalia si trasformino in quote di capitale sociale e quindi agevolerà il passaggio al 60% da parte di Invitalia e quindi del Governo anziché lasciare le cose come stanno".

I rappresentanti della Fim Cisl aggiungono: "Il paradosso che si consuma è che il socio di minoranza, cioè lo Stato, ci mette i soldi mentre il socio di maggioranza li gestisce a suo piacimento. I rinvii sono sicuramente negativi e confermano le difficoltà di un Governo che non riesce a fare la giusta pressione sul socio privato e adesso deve intervenire pesantemente” concludono D'Alò e Venzano.

Nel mentre i sindacati nazionali Fim, Fiom e Uilm alla vigilia dell'assemblea dei soci di Acciaierie d'Italia chiedono al governo di prendere una posizione chiara: "Il Governo non ha altra scelta: deve estromettere questo Gruppo industriale per inadempienza contrattuale e deve fare una richiesta di risarcimento per gli ingenti danni subìti, reinvestendoli in azienda. Il Governo, con un provvedimento d'urgenza, deve acquisire - aggiungono - la maggioranza e quindi individuare soluzioni industriali, precettando produttori nazionali, affidandogli, transitoriamente, la gestione di Acciaierie d'Italia e il salvataggio dei 20mila lavoratori di tutti gli stabilimenti". In base alle conclusioni dell'assemblea dei soci, annunciano, "siamo pronti a realizzare un presidio permanente al fine di essere ricevuti a Palazzo Chigi, a partire dal prossimo 11 dicembre".