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Il Tar ha fissato la trattazione della causa nel merito all'udienza pubblica del 22 marzo 2024
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GENOVA - Un'ordinanza del Tar della Liguria fa emergere un complesso contenzioso legale che riguarda i ricorsi di Acciaierie d'Italia sulla concessione demaniale della banchina a suo tempo rilasciata a Ilva a Genova.

L'azienda contesta provvedimenti dell'Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale collegati all'utilizzo di aree per le chiatte del cantiere della nuova Diga foranea di Genova. Altri nodi da sciogliere sotto la lente del Tar riguardano le verifiche sui passaggi della concessione demaniale marittima dall'Ex Ilva ad Acciaierie d'Italia. Il Tar ha fissato la trattazione della causa nel merito all'udienza pubblica del 22 marzo 2024.

In precedenza il Tar era intervenuto con un altro provvedimento che per Acciaierie d'Italia ha avuto come effetto di mantenere la possibilità di effettuare le operazioni di imbarco e sbarco di rotoli di acciaio grezzo per 3 giorni al mese.

Una perizia tecnica dovrà inoltre accertare se la proposta alternativa avanzata da Acciaierie d'Italia per l'impiego di un'altra area sia libera da vincoli e tecnicamente idonea a consentire operazioni di attracco delle chiatte del cantiere della nuova Diga foranea di Genova.

Intanto il futuro dell'ex Ilva resta al centro del dibattito, a Genova come a Roma. Gli operai dello stabilimento di Cornigliano restano in mobilitazione fino a giovedì 23 novembre, giorno del Cda di Acciaierie d'Italia a Milano che vedrà da una parte i vertici del gruppo Mittal che detiene il 62% e dall'altro i rappresentanti della controllata dello Stato Invitalia che ha in mano il restante 38%. 

Una delegazione genovese partirà per Milano per far sentire la propria voce e chiedere garanzie sul futuro occupazionale e il rilancio della siderurgia. Nel mentre a Genova si sono incontrati sindacati, delegati rsu e istituzioni locali per mettere a punto un documento che tuteli le aree ex Ilva e le preservi allo sviluppo siderurgico, almeno per quelle che sono le parti utili a far funzionare a pieno ritmo lo stabilimento che oggi, come spiegano i sindacati, lavora a ritmo ridotto.